CATANIA – Il dolore di una città si manifesta in una pausa. Quando il sindaco di San Giovanni la Punta Nino Bellia annuncia l’abbraccio alla famiglia di Lucrezia Di Prima, uccisa per motivi ancora da chiarire dal fratello Giovanni, la sua voce si spegne all’improvviso. Dopo qualche istante, il sindaco trova, commosso, le parole: “Come si fa a trovare una logica in queste cose? Non si riesce nemmeno a dire le cose adeguate, sembra tutto troppo poco”.
Le parole del sindaco fanno risuonare lo stato di choc in cui la città alle pendici dell’Etna piomba in una sera di un sabato di ottobre. Perché all’improvviso ci si trova con una famiglia che è stata messa in poche ore, quelle passate dalla scomparsa al ritrovamento di Lucrezia Di Prima, nelle condizioni di dovere affrontare il lutto per una figlia morta e l’orrore per un figlio omicida. Un carico insopportabile, a cui tutta San Giovanni la Punta in queste ore sta reagendo con le parole che muoiono in gola del sindaco, il silenzio di chi non riesce a mettere ordine ai pensieri perché succedono troppe cose, troppo in fretta.
La scomparsa e la ricerca
Che alla famiglia di Lucrezia Di Prima tutti volessero bene è stato chiaro fin da subito ieri, quando si è diffusa la notizia della scomparsa della donna di 37 anni e nel tentativo di ritrovarla il comune ha diffuso un avviso su Facebook. In pochissimi minuti le condivisioni sono arrivate a centinaia, con visualizzazioni che hanno superato le ventimila. Poi un cambio di corrente, quando si è diffusa la notizia della morte: decine di persone si sono precipitate sulla bacheca di Lucrezia in una manifestazione di dolore tipica dell’epoca dei social, lasciando parole di ricordo e in qualche caso scrivendo la propria rabbia per un fratello che uccide la propria sorella.
La famiglia
Partecipavano alla vita della comunità, i Di Prima, e per questo erano ben voluti. Il padre Alfio era dipendente comunale ed è andato in pensione durante il primo lockdown, tutti lo descrivono come una persona dolce e difficile da fare arrabbiare, anche impegnandosi. Sia lui che la figlia Lucrezia partecipavano ad attività di volontariato, dal gruppo comunale della Protezione Civile alle attività in parrocchia. Persone che impegnavano la propria vita in modo sereno. Come Lucrezia, sulla cui bacheca Facebook comparivano spesso foto di viaggi in giro per la Sicilia, con il suo compagno ma anche con amici.
Dei due fratelli minore di Lucrezia invece si sa meno. Meno esposti. Uno, il fratello di mezzo, è un’appartenente alle forze dell’ordine. L’altro, il più piccolo, l’ha uccisa brutalmente e poi l’ha trasportata in un sacco. Di lui si sa ancora meno. Ventidue anni, nessuna traccia recente né su Instagram né su Facebook, dove aveva stretto amicizia con i suoi genitori ma non con la sorella. Ci penserà il tempo, forse, a spiegare perché abbia compiuto un atto del genere.
Il lutto
Ed è di fronte alle spiegazioni, al perché, che si ferma ogni parola in città. Il sindaco, annunciando l’intenzione di proclamare un lutto cittadino, dice: “Sapere che questa cosa è successa per mano del fratello è ancora più doloroso. Ci dispiace molto: il dolore che in questo momento devono provare i familiari è qualcosa di inimmaginabile”. Si ferma, San Giovanni la Punta, per capire, o almeno per provare a mandare giù quello che nemmeno può essere immaginato.