Lui è peggio di me - Live Sicilia

Lui è peggio di me

Franco Campanella e Riccardo Nuti

Volevano cambiare il mondo, ma si stanno dividendo nei rivoli di una faida interna. E c'è una storia siciliana che ci aiuta a capire meglio. Riproponiamo questo articolo del giugno 2013. Lo scontro di oggi era nell'aria.

La crisi del grillismo
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3 min di lettura

Beppe Grillo ha messo su una gustosa maionese, successivamente impazzita. Prendete la storia del deputato Riccardo Nuti e del senatore Francesco Campanella, che si sono rimbeccati a distanza sulla presunta compravendita morale denunciata dal primo. D’altra parte, anche le strade che hanno condotto entrambi sul crinale del potere e del servizio sono tanto diverse, che più diverse non si immaginerebbero. Quasi un paradigma del paradosso.

Riccardo Nuti è un ragazzo onesto e appassionato, questa è l’impressione maturata dal cronista che lo intervistò quando non era un capogruppo alla Camera, ma semplicemente un attivista del Movimento Cinque Stelle. I grillini, allora, costituivano una specie di setta, se non segreta, appartata. Stavano al piano basso di un palazzone. Bussavi e trovavi giovani dalla faccia pulita che allargavano il cuore all’interlocutore di turno, mentre svolgevano con puntiglio il compito assegnato. Tu sparavi domande a ritmo di taccuino e loro rispondevano a tamburo battente. Pensavi: guardali, hanno trent’anni o poco più, hanno il fuoco sacro del cambiamento, sono tutti possessori di fedine esistenziali immacolate, se non addirittura meritevoli. Vuoi vedere che questa è la volta giusta per girare pagina?

Già all’assaggio iniziale, però, il baco nella mela rossa della speranza risultava evidente. Si notava subito che quei portatori sani di buona volontà erano, politicamente parlando, dei contenitori da riempire col messaggio del guru o con gli anatemi del leader. Beppe affascinava le piazze, pungeva la gente nel punto sensibile, recitando esattamente il copione adatto. Un grande successo. E loro, i grillini dietro il capo, sul palco, annuivano, qualunque fosse la trama della serata che poi era anche un po’ scontata e monotona: i politici sono tutti ladri, ci vediamo in Parlamento, sarà un piacere.

Le facce pulite dei ragazzi a Cinque Stelle, con quel balzano concetto di democrazia che prevede un verbo accreditato e degli esecutori materiali un po’ acritici a corredo, hanno fatto da battistrada. I Nuti ci mettevano appunto la faccia, all’impostazione ci pensava il leader. A quei tempi, Riccardo non aveva ancora i galloni di capogruppo. Era persona cordiale, gradevole – come sarà tuttora – completamente a digiuno di esperienza e malizia.

Francesco Campanella è un uomo onesto e appassionato, questa è l’impressione maturata dal cronista in anni di frequentazioni, quando “Franco” rappresentava una delle colonne portanti della sezione del Pds-Ds “San Lorenzo Colli”, guidata da un segretario praticamente adolescente: Davide Faraone. Franco era uno che non stava zitto, soprattutto se c’era da rimarcare una posizione nitida e scomoda. Franco sapeva parlare. Non sbagliava mai un accento o un concetto. Come tanti, a torto o a ragione, si sentì tradito dalla sua sinistra e levò le tende. Dopo anni di silenzio e meditazione, l’abbiamo ritrovato nella lista dei grillini per il Senato. Il resto è noto.

E dunque che ci fanno insieme Riccardo Nuti e Francesco Campanella? Quale aggregazione che non sia una maionese impazzita oserebbe riunire due personalità talmente antitetiche? Uno (il senatore) che ha praticato la politica e che considera proprio la politica come l’unica opzione possibile. Uno che non esita a imbracciare la polemica contro il numero uno, perché è stato educato alla partecipazione e al dibattito in una polverosa sezione di partito.

Un altro (il deputato) che è il simbolo di un mondo che si fa vanto di schifare la politica tradizionale. Uno che, di conseguenza, ha ancorato la sua dedizione al servizio di una bandiera cosiddetta nuova, con l’unico obiettivo di abbattere il sistema e con l’accettazione del sacrificio individuale al massimo grado, purché il Movimento e il suo Profeta continuino a picconare indisturbati. Era normale che Franco e Riccardo arrivassero al duello finale che racconta la sfida interna, l’erosione del grillismo. Erano partiti per cambiare il mondo. Alla fine di tanto trambusto e di tanta palingenesi evocata, rimane, in sottofondo, un corpo a corpo che rammenta l’eco di un filmetto. Quale? Basta leggere il titolo.


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