SIRACUSA – Gli occhi di mezzo mondo sono puntati su Priolo Gargallo, provincia di Siracusa, il Comune diventato suo malgrado l’ombelico della vita economica d’Italia. Da un lato ci sono le sanzioni contro la Russia, che passano dallo stabilimento Isab Lukoil e ne mettono a rischio la tenuta e, più di tutto, la sopravvivenza. Dall’altro ci sono i problemi giudiziari: un’inchiesta della procura aretusea ipotizza il reato di disastro ambientale a carico degli amministratori delle principali aziende del petrolchimico e di alcuni dirigenti ed ex amministratori di Ias spa, l’Industria acqua siracusana, una società mista pubblico-privato che gestisce l’impianto di proprietà regionale. Per i magistrati, il depuratore che doveva ripulire aria e acqua, in realtà inquina. Di questo si parlerà nella puntata di questa sera di Report, in onda su RaiTre, in un servizio del giornalista Manuele Bonaccorsi.
Le raffinerie del polo petrolchimico siciliano producono circa il 20 per cento dei derivati del petrolio che riempiono i distributori d’Italia. Ma una di queste, lo stabilimento Isab, si confronta con un problema enorme: è, in ultima istanza, di proprietà della russa Lukoil. “Si è pensato che siccome è una società russa, automaticamente non aveva più diritto a ottenere la lettera di credito indispensabile per acquistare il greggio dai Paesi produttori”, spiega a Report Salvatore Carollo, ex direttore Trading & Shipping di Eni. “Questa interpretazione è andata al di là di quanto prevedessero le sanzioni stesse”, prosegue Carollo. È quella che tecnicamente si chiama “overcompliance“.
Il governo guidato da Giorgia Meloni ha tentato di intervenire. Redigendo una “comfort letter”, cioè una lettera di supporto, destinata alle banche affinché ricominciassero a fare credito a Isab. In modo da permettere alla società della raffineria siracusana di tornare ad acquistare il greggio sul mercato internazionale. “Sarebbe stato sufficiente se non ci fosse stata una presa di posizione importante dell’amministrazione americana che ha tentato di bloccare gli effetti di questo provvedimento. Quale banca si mette a emettere una lettera di credito sapendo che potrebbe avere una reazione negativa da parte del mercato finanziario statunitense?”, domanda Carollo.
A questa storia si intreccia il sequestro del depuratore Ias di Priolo. Nelle carte dell’indagine della procura di Siracusa ci sono i dati allarmanti sull’inquinamento dell’aria e dell’acqua dell’intera zona: colpa, secondo i magistrati, dell’impianto che era stato costruito per mantenere l’ambiente più pulito. Ma che, nell’ipotesi dei pm, non faceva il suo dovere. “La legge stabilisce i limiti di immissioni in fognatura, compresi i limiti degli idrocarburi“, racconta alla redazione di Report il professore Riccardo Maggiore, ex docente dell’università di Catania e già consulente di Ias. Limiti che sarebbero stati sistematicamente superati dai grandi utenti del petrolchimico, mentre la Regione Siciliana non si occupava – fino al sequestro – di concedere al depuratore di Priolo l’Autorizzazione integrata ambientale. Dalle 21.25 di questa sera, il servizio integrale sarà in onda su Report di RaiTre.