C’era il sole oggi, che batteva forte sul sagrato della chiesa del San Filippo Neri allo Zen. E sotto quel sole c’erano cartelloni colorati, fiori e decine di ragazzi con le magliette tutte uguali. Sembrerebbe una festa, una giornata dedicata ai giovani, come tante ne organizzano qui le scuole e le associazioni che lavorano nel quartiere, magari una di quelle che prevede un torneo di calcetto al quale Andrea avrebbe senz’altro voluto partecipare. Invece oggi si è celebrato il funerale di Andrea Parisi, sulle magliette dei ragazzi c’è la foto del sedicenne morto proprio durante una partita di calcetto, l’altro ieri sera, per un arresto cardiaco. Andrea era apparentemente sanissimo, secondo gli amici e i compagni di classe aveva raramente accusato affaticamento e fiato corto durante l’attività fisica, ma non soffriva di patologie conclamate. Sono in corso esami per accertare come è possibile che un ragazzo così giovane, sano e allegro abbia potuto spegnersi così, durante una partita di calcetto.
Ma scoprire se Andrea soffriva o meno di una patologia cardiaca o respiratoria, congenita o meno, non sarà una spiegazione per i suoi amici, per i suoi compagni di squadra del club sportivo Trinacria davanti ai quali Andrea si è accasciato per non rialzarsi mai più. Guardano la sua bara attoniti, spiccano nella folla per la divisa giallo fosforescente e non riescono neanche a rispondere chi gli chiede “cosa è successo?”. Non sarà una spiegazione per la mamma Anna, che stamattina proprio non voleva lasciarlo andare via il suo Andrea. Non in quel modo, steso in una bara bianca, portata giù dal montacarichi dalla finestra della loro casa in via Costante Girardengo. “Si erano trasferiti qui da poco, meno di un anno – racconta Francesca Bellia, un’amica di famiglia – ma Andrea di trovava benissimo in quartiere, lo aveva sempre frequentato. Ha vissuto in casa nostra per qualche mese. Era un ragazzo meraviglioso: allegro, educato, sognava di fare il calciatore. Era un grande tifoso del Milan. Amava giocare e ballare. Ogni gol che segnava era uno spettacolo, lo festeggiava facendo capriole e ballando in campo. Era un’entusiasta”. Andrea il vivace, l’entusiasta viene covato ancora un po’, nel grande ventre dell’insula di via Costante Girardengo, attorniato dai parenti, da centinaia di persone che assiepano il cortile. E ce ne sono altrettante in strada, che aspettano di accompagnarlo per l’ultima volta per le strade del quartiere, portando la sua bara sulle spalle. A decine indossano una maglietta con la sua foto. Le ha fatte stampare e distribuite Letterio Maranzano: “è un segno di rispetto per Andrea, che ho visto crescere, e per gli altri ragazzi del quartiere, che hanno fatto lo stesso per mio cugino, quando è morto, un anno e mezzo fa”.
“Andrea ballava, giocava a calcio e chiedeva scusa – racconta Antonella Saverino, una dei suoi insegnanti all’Istituto Falcone – quando gli sembrava di esagerare chiedeva scusa, agli insegnanti ai compagni, ai bidelli”. “Aveva un buon rendimento – ricorda il preside Domenico Di Fatta – era il classico ragazzo che ricordi per la bontà e l’allegria, non perché avesse problemi”. È latore di due messaggi, il preside: uno lo manda Maria Falcone, la sorella del magistrato antimafia cui è intitolata la scuola che il ragazzo frequentava, l’altro l’imprenditrice vittima del racket Valeria Grasso. Sebbene impossibilitate a partecipare sono vicine al dolore della famiglia e degli amici, al lutto del quartiere. I compagni di Andrea, che ieri a scuola hanno accolto sbalorditi la notizia della morte nel silenzio, attorniano oggi la sua bara con compostezza. Hanno riempito la chiesa di disegni e striscioni: “Andrea ci mancherai”, “Sei il migliore”. Hanno realizzato un video che proietta dietro l’altare le foto del ragazzo, accompagnate dalle loro riflessioni sulla sua morte. Attorniato dai ragazzi e proprio a partire dalle loro riflessioni Padre Miguel Pertini celebra la messa. “ “Sarai il nostro campione, scrivete. Cosi lo dovete considerare, come un esempio da imitare, perché era amico di tutti, sorrideva sempre, sapeva chiedere scusa e per favore. “Continuerai a giocare”, scrivete. È la grande promessa della fede, Andrea continua adesso a fare ciò che ha fatto in vita. Lo dico per i più piccoli: la sofferenza è quello che ci fa inevitabilmente crescere. Dopo questa esperienza piccoli non siete più, siete consapevoli della grandezza della vostra vita. Che questo dolore dia frutto, siate di conforto alla famiglia di Andrea”.
A lui sarà dedicato un premio fair play nel prossimo torneo organizzato dalla scuola Falcone. Un’iniziativa dell’associazione Vivisano, che vuole dedicare il momento alla promozione di comportamenti consapevoli in ambito sportivo, a partire dai controlli cardiologici.
La chiesa non sarà l’ultima tappa del pellegrinaggio di Andrea Parisi e della grande famiglia di quartiere che lo accompagna: prima della tumulazione al cimitero dei Rotoli, subito dopo il funerale la bara verrà portata davanti al centro scommesse di uno zio di Andrea, davanti alla scuola, ai campetti Trinacria dove il ragazzo giocava ed è morto, davanti allo stadio Barbera, dove il ragazzo sperava di giocare un giorno.