PALERMO– “Un ristretto numero”. Sul “quanto” quel numero sarà ristretto, si giocherà la prossima partita tutta interna al Pd. Lupo ha ribadito al responsabile nazionale per gli Enti locali Zoggia, la necessità di restringere il numero dei candidati alle Politiche “calati” da Roma. I “magnifici undici” scelti da Bersani dovranno, se non scomparire, quantomeno diminuire. A cinque-sei nomi. Non di più. E tra quei nomi, uno dei requisiti dovrà essere anche quello della ‘sicilianità’ del candidato. Il partito siciliano, insomma, teme che le forzature romane finiscano per annacquare il successo di immagine e partecipazione delle ultime primarie. E il timore emerge anche da una nota del segretario Lupo, a margine di quella direzione che è servita, da un lato, per ribadire le richieste a Bersani, dall’altro, per consumare più o meno ufficialmente lo “strappo” con Beppe Lumia. Che ha deciso, non solo di candidarsi col Megafono, ma di interpretare il ruolo di capolista al Senato.
“La formazione delle liste del Pd – ha detto infatti Lupo aprendo i lavori – deve valorizzare lo straordinario patrimonio di partecipazione democratica, che ha visto oltre centomila iscritti recarsi ai gazebo lo scorso 30 dicembre. Siamo aperti al confronto con il partito nazionale per valutare un ristretto numero di autorevoli candidature che possano rappresentare un valore aggiunto di consenso democratico”. E anche sul “caso Lumia”, Lupo non ha lesinato qualche “stoccata”: “Le liste collegate al Pd – ha detto – devono essere un valore aggiunto”. E in questo senso la lista il ‘Megafono, del governatore Rosario Crocetta ”non può certo essere una ‘succursale’ del Pd, deve avere caratteristiche diverse”. Come dire, è ora di fare chiarezza: o si appartiene al Pd, o si appartiene a un’altra “cosa”. Una posizione, del resto, già espressa nei giorni passati, quando Lupo incassò la replica beffarda del governatore Crocetta: “Bersani ha dato l’ok al passaggio di Lumia nel mio movimento. Evidentemente il Pd nazionale e il Pd siciliano sono due partiti diversi”. Intanto, però, ecco che nuovi esponenti democratici sembrano pronti a impugnare il megafono di Crocetta. Si parla, ad esempio, del capogruppo del Pd al Consiglio comunale di Trapani, Enzo Abbruscato.
Ma il vero “tema” di queste ore non è comunque il movimento del presidente della Regione. O almeno, questa questione è sullo sfondo. Resta sul tavolo la vicenda della rosa dei “nominati”. E sull’argomento, Lupo in un certo senso ha giocato in contropiede: “Saremmo onorati – ha detto infatti – se il nostro candidato premier Pierluigi Bersani scegliesse di guidare una lista in Sicilia. Un’attenzione particolare va rivolta alla nostra lista per il Senato che deve essere espressione forte e diretta del territorio siciliano per contribuire in modo determinante alla vittoria di Bersani”. E le parole di Lupo avrebbero fatto breccia tra i vertici nazionali del partito: “La vostra – ha detto Davide Zoggia – non mi sembra una posizione di chiusura, anzi, la ‘spinta sicilianista’ credo sia il contributo che volete dare al Pd e a Bersani per la vittoria. La Sicilia, insieme con Lombardia e Veneto, sara’ determinante per il risultato nazionale, questo a Roma lo sanno molto bene”.
Così, sullo sfondo ecco il possibile compromesso. La lista dei “nominati” potrebbero scendere da 11 a non più di 5-6. E questi dovranno essere comunque siciliani. È il caso di Carlo Vizzini, sulla cui nomina però, c’è grande tensione all’interno del partito, e di Sergio D’Antoni, partecipante sì, alle primarie, ma giunto in una posizione tale da mettere seriamente a rischio la sua elezione. E a proposito di primarie, a dire il vero, il Partito democratico sta per consumare la sua ultima, mini-lacerazione. Due conferenze stampa convocate più o meno allo stesso orario, serviranno per conoscere le ragioni dei due contendenti nisseni alle primarie: Daniela Cardinale e Lillo Speziale. Quest’ultimo ha parlato anche di “morti che votano”. Nelle stesse ore, si riunirà la direzione nazionale del partito. Il giorno dopo, domenica, sarà la volta nuovamente dei vertici regionali. A quel punto, si saprà quanto “ristretta” sarà la rosa dei “nominati”. Quei democratici più forti, insomma, delle primarie del Pd. Croce e delizia del partito.