Lupo non entra, Contrafatto rimane| I problemi Pd frenano il rimpasto - Live Sicilia

Lupo non entra, Contrafatto rimane| I problemi Pd frenano il rimpasto

Crocetta annuncia: "Entro sabato la nuova giunta". E' il nuovo ultimatum. Si complica però la "partita" tutta interna ai democratici. Il vicepresidente dell'Ars non è convinto di far parte dell'esecutivo. L'ex pm in caso di addio dovrebbe anche lasciare la Sicilia.

Verso il nuovo governo
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PALERMO – Lupo non vuole entrare, Contrafatto non vuole uscire. Così, la partita del rimpasto, che sembrava chiusa dopo un vertice ieri tra il segretario regionale del Pd Fausto Raciti e il sottosegretario Davide Faraone, è ancora aperta. Così, l’ottimismo manifestato ieri, che aveva portato alcuni esponenti democratici a prevedere il varo della nuova giunta addirittura in giornata, ha lasciato il posto alla cautela. Non a caso, il presidente della Regione Crocetta, dalla Tunisia ha lanciato il nuovo ultimatum. Ovviamente le 48 ore che aveva dato come termine massimo due giorni fa, sono nuovamente svanite. Il limite è stato spostato a sabato prossimo.

Ma stavolta a rendere nuovamente inefficace l’aut l’aut lanciato dal presidente due giorni fa, ha pensato anche il Partito democratico. C’è qualcosa che non quadra, infatti. A partire dai nomi che dovranno far parte dell’esecutivo. Faraone e Raciti infatti si erano trovati concordi sulla scelta di “impegnare” la prima fila del partito in questa nuova formazione di governo. Se, però, è arrivata piena disponibilità da Antonello Cracolici e Baldo Gucciardi (per lui sarebbe una conferma), il vicepresidente dell’Ars Giuseppe Lupo si è detto molto scettico a far parte del nuovo esecutivo. Dubbi che non sono svaniti e che potrebbero complicare lo scacchiere.

Tra l’altro, in queste ore, Davide Faraone starebbe riflettendo sulla necessità di chiedere il sacrificio di lasciare la giunta a Vania Contrafatto, che per motivi legati alla sua professione di magistrato, sarebbe anche costretta a lasciare la Sicilia.

Un problema in più, ovviamente. Sono sei i posti in giunta destinati al Partito democratico. Se, al momento, sembrano certi Cracolici, Gucciardi, Baccei e l’uomo che Lupo vorrà indicare nel caso in cui non entrasse in giunta, c’è da sciogliere il nodo sugli altri due componenti democratici. Nello “schema di partenza”, l’idea era quella di prevedere un altro assessore in area “ex Cuperlo” (e in questo caso forti erano le candidature di uno tra Bruno Marziano, Filippo Panarello e Concetta Raia, quest’ultima tornerebbe utile per infoltire la ‘quota rosa’ in giunta), e un altro assessore che poteva rispecchiare l’area che fa capo a Giovanni Panepinto (o direttamente lui in giunta, o più probabilmente Mariella Maggio). Ma in questo quadro rientrava anche un “patto” che il leader nazionale dei socialisti Nencini avrebbe sottoscritto sia con i leader nazionali, sia col segretario regionale del partito, per l’indicazione in giunta di Giovanni Di Giacinto.

Insomma, i conti non tornano. Anche se, al di là delle polemiche e dei toni bellicosi, sembra più convinta dell’ingresso in giunta l’area di Sicilia Futura, che dovrebbe confermare l’attuale assessore Maurizio Croce. Area Popolare invece ha deciso da tempo: confermato Giovanni Pistorio (per lui si parla della delega alle Infrastrutture), i nuovi assessori saranno Gianluca Micciché e Francesco Vermiglio (quest’ultimo tecnico gradito a Ncd, potrebbe andare al Turismo). Confermatissima ovviamente Mariella Lo Bello. Per lei Crocetta starebbe pensando a una conferma all’assessorato Attività produttive, del quale ha raccolto l’interim dopo l’addio di Linda Vancheri. E sempre il governatore è intenzionato a dare spazio a Sicilia democratica, accogliendo in giunta Luisa Lantieri.

Ma come detto, il rimpasto, che sembrava cosa fatta, ha ancora molti nodi da sciogliere. Non a caso, anche stavolta, alla scadenza delle 48 ore di ultimatum, Crocetta ha concesso altri due giorni: “E’ necessario formare subito la nuova giunta – dice il presidente – per assicurare quella coesione necessaria per affrontare i problemi della Sicilia”. Ma è il solito refrain, che va avanti ormai da settimane.


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