Macbeth, la favola nera | Il male è banale, ma... - Live Sicilia

Macbeth, la favola nera | Il male è banale, ma…

L'allestimento di Vincenzo Pirrotta.

lo spettacolo
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Debutta in prima nazionale, venerdì 10 febbraio alle ore 21, al Teatro Biondo di Palermo – che lo produce insieme al Teatro Stabile di Catania – lo spettacolo Macbeth – Una magarìa, adattamento dell’opera di Shakespeare scritto, diretto e interpretato da Vincenzo Pirrotta, che si è basato sulla traduzione di Carmelo Rapisarda.

Il male sarà anche banale ma indubbiamente ha un suo fascino perverso. Ammalia, irretisce, incanta promettendo sogni di gloria; se ci si impiglia nelle sue maglie è la fine. Deve aver pensato questo Vincenzo Pirrotta quando ha deciso di riscrivere il Macbeth di Shakespeare sotto il segno della “magarìa”, l’antica arte siciliana di provocare un sortilegio, una fattura, un malocchio.

Il Macbeth di Pirrotta, nel quale il regista si è ritagliato il ruolo del protagonista al fianco di Cinzia Maccagnano (Lady Macbeth), è prodotto dal Teatro Biondo di Palermo, dove andrà in scena fino al 19 febbraio, e dallo Stabile di Catania, che lo ospiterà dal 24 febbraio al 5 marzo.

Durante una ricerca etnografica in provincia di Ragusa, Pirrotta si è imbattuto in un antico volume che riporta il testo di una messa nera; quel testo è diventato l’incipit dello spettacolo, nel quale le tre streghe shakespeariane si moltiplicano in un coro di megere senza volto incaricate di “legare” Macbeth al suo destino di violenza e morte. Seguendo questa strada, il regista ha impaginato uno spettacolo tenebroso e barbarico, che si dipana tra sabba infernali – in dialetto siciliano – e sacrifici di sangue.

«Esiste un legame tra male e potere – dice Pirrotta – e il potere è sempre accecato da questa malìa, da questo incantamento. Macbeth sceglie di sottomettersi alla magarìa, mentre ad esempio Banquo decide di slegarsi e ci riesce. Il potere può certamente accecare e far perdere il senno, ma all’origine c’è una volontà, un dolo che innesca un processo, una escalation distruttiva e autodistruttiva; una volta innescato questo processo, irretiti dalla magarìa, soltanto la morte può essere liberatoria».

Una visione cupa e pessimista, certamente legata alla cultura isolana, alla quale Pirrotta guarda con interesse, ma anche alla desolazione del mondo contemporaneo: «Io non voglio suggerire chiavi di lettura contemporanee – spiega il regista – ma certamente ognuno è libero di leggere in questa metafora la follia estremista che in questo momento sta accecando una parte del mondo, così come i rituali di appartenenza della criminalità organizzata. Diciamo che il male si adatta ai tempi e siamo ben lungi dall’averlo sconfitto. Sì, il mio Macbeth non è certo ottimista».

 

 

 

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