(di Ruggero Farkas – Ansa) Appalti e conseguenti guadagni milionari. Le cosche agrigentine gestivano i lavori pubblici a Castrofilippo, comune di oltre tremila abitanti, avendo “in tasca” il ragionier Salvatore Ippolito, 55 anni, sindaco del Pdl al secondo mandato. L’inchiesta della Dda palermitana e della polizia agrigentina, chiamata “Family”, è sfociata in cinque ordinanze di custodia cautelare per associazione mafiosa: oltre al sindaco anche costruttori e il boss di 85 anni Antonino Bartolotta (ai domiciliari). E il sindaco, ha detto il procuratore aggiunto Vittorio Teresi, era talmente invischiato negli affari di mafia che incontrò il padrino mafioso agrigentino Giuseppe Falsone quando era latitante, nel 2006. E non solo: Ippolito ligio ai doveri della cosca andava a trovare Bartolotta per chiedere i suoi saggi consigli e avere aiuto nel dirimere controversie. Il collaboratore di giustizia Maurizio Di Gati, ex capo di Cosa Nostra Agrigentina dice: “Ippolito quando c’erano problemi andava da Bartolotta, che era il capo principale, una persona molto anziana, ammalata fisicamente, ma come testa ragiona ancora bene. Andava da lui per consigliarsi come si doveva muovere se c’era qualche problema con le varie imprese…”. Perquisendo la casa del sindaco gli investigatori hanno scoperto “un vero e proprio ufficio comunale parallelo” in cui veniva decisa la spartizione degli appalti: carte, progetti, documenti, preventivi, tutto materiale che doveva stare nelle stanze degli assessorati competenti. Secondo gli inquirenti i lavori edili venivano quasi sempre aggiudicati a imprese vicine ad Angelo Alaimo, di 53 anni, anche lui arrestato. L’organizzazione criminale di Castrofilippo, secondo i poliziotti, era in grado di condizionare l’assegnazione degli appalti. Ed ecco quindi lo zampino della cosca sul centro commerciale “Le Vigne”, situato sulla statale 640 che collega Agrigento con Caltanissetta, il mercato ortofrutticolo comunale, la sistemazione del cimitero comunale, l’ ammodernamento di tratti della rete idrica cittadina, della manutenzione di strade interne ed esterne al paese, degli impianti di illuminazione del centro abitato, della raccolta dei rifiuti e dello spazzamento delle vie. “Tutti i lavori che gravitavano attorno al microcosmo di Castrofilippo – hanno detto il procuratore aggiunto della Dda di Palermo Vittorio Teresi e il capo della squadra mobile di Agrigento Alfonso Iadevaia – passavano comunque per le mani di Cosa Nostra locale. Anzi con i piccoli lavori era ancora più facile perché si poteva affidarli in via diretta, con il cottimo fiduciario”. Ora il Comune è nel mirino della prefettura che dopo le comunicazioni ufficiali degli inquirenti valuterà il livello di infiltrazione mafiosa e gli eventuali passaggi per il commissariamento.
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