PALERMO – “Era il 23, 24 di dicembre del 2014” quando Sergio Macaluso, boss di Resuttana e oggi pentito, conobbe Filippo Bisconti, uno dei membri della nuova cupola di Cosa Nostra.
Lo accompagnarono “in un appuntamento creato da Paolo Calcagno (allora reggente del mandamento di Porta Nuova e oggi detenuto, ndr), per farci gli auguri, mi porta Sergio Napolitano e Piero Salsiera (mafiosi di Resuttana pure loro in carcere, ndr), mi portano in una zona del Capo, in un magazzino, al buio, e trovo questo Filippo Bisconti e un’altra persona… anziano, che in questo momento non mi viene il nome, che era, aveva accompagnato Filippo Bisconti, c’era Paolo Calcagno pure, quattro sedie e una bottiglia di champagne al centro”.
Giorno dopo giorno, dichiarazione dopo dichiarazione, la figura di Bisconti assume maggiore spessore. Sono anni che la cronaca giudiziaria si occupa di lui. Arrestato e condannato, poi di nuovo arrestato ma assolto. Ora si scopre che sedeva al tavolo della nuova commissione provinciale di Cosa Nostra. Sarebbe il capo del mandamento di Belmonte Mezzagno.
Macaluso spiega che Bisconti “è stato messo nella commissione provinciale per occuparsi dei mandamenti. Pensavamo che lo avesse messo Matteo Messina Denaro come persona di fiducia perché si occupava anche di Trapani. A parte della serietà della persona, lui si occupava delle problematiche dei paesi della zona di Trapani ad esempio Cinisi, Trapani e Partinico, sino ad Alcamo. Ci diceva che tutto doveva passare da lui”.
In un altro passaggio Macaluso aggiunge di avere saputo da Calcagno che “ci furono persone al di fuori da Palermo, della zona di Partinico, Trapani, Marsala che si sono presi il compito di, e si sono potuti prendere il compito di dargli questa carta nella mani, di scendere a Palermo e di occuparsi di tutti i mandamenti”.
Palermo, Trapani ma anche altre province visto che c’era anche Bisconti, nel febbraio 2016, al “summit interprovinciale” convocato in un bar del Catanese e al quale parteciparono “Giovanni Pappalardo di Catania, Giuseppe Costa Cardone di Catania, Calogerino Giambrone di Cammarata, Domenico Maniscalco di Sciacca, Giuseppe Marotta di Pietraperzia, Giuseppe Benigno”.