Braccio destro di donna Teresa| Lo strano pestaggio di Bronte - Live Sicilia

Braccio destro di donna Teresa| Lo strano pestaggio di Bronte

Pietro Catalano e Alessandro Bronte

La sua vicinanza alla moglie del boss di Porta Nuova Tommaso Lo Presti non gli evitò la punizione.

PALERMO – Giovane, ma rispettato. Un rispetto che Alessandro Bronte, raggiunto da un provvedimento di confisca di beni, si era conquistato sul campo, lavorando fianco a fianco Teresa Marino, la moglie del capomafia di Porta Nuova Tommaso Lo Presti. Eppure questa vicinanza non gli evitò di subire un pestaggio che resta un episodio di difficile lettura.

Bronte era soprattutto l’uomo della droga a Porta Nuova. La cocaina veniva comprata a Napoli, tagliata in un garage e immessa nel mercato di Ballarò. Da qui finiva in giro per la città. Nel 2014 fu registrata una conversazione in macchina in cui Bronte parlava di un grosso affare che superava il milione di euro. La base operativa dei traffici era il magazzino della Worldfish, in via Cappuccinelle, di proprietà di Paolo Calcagno, considerato l’ultimo reggente del mandamento.

Ad un certo punto, però, la gestione di Bronte e Salvatore Mulè (altro cognome storico a Ballarò) creò tensioni. Tommaso Lo Presti dal carcere era stato categorico. Almeno così raccontava Giuseppe Tantillo, pentito del Borgo Vecchio. Il reggente del mandamento di Porta Nuova aveva incaricato Calcagno di “mettere fuori famiglia Salvo Mulè” perché si “era montato la testa”. 

La sera del 16 ottobre 2014, quindici minuti dopo le venti, giunse una telefonata al 113. La chiamata partiva da una cabina di via Armando Diaz, a Brancaccio. “… domani mattina devono ammazzare Salvo Mulè del Ballarò…”, diceva una voce maschile. Mulè aveva creduto di potere gestire in autonomia lo spaccio a Ballarò.

La storia del pestaggio, invece, emergeva dalla parole dello stesso Bronte che parlava con Teresa Marino. Non si conoscono i particolari del pestaggio ma è certo che Bronte aveva chiesto a Calcagno una punizione esemplare per i due uomini che lo avevano picchiato: “… gli ho detto, tu vuoi che io devo lavorare per guadagnare soldi?… gli ho detto, quando tu mi porti a loro qua noi altri possiamo fare l’affare”.

Calcagno, dunque, si era rifiutato di punire gli autori del pestaggio. E la faccenda provocò la reazione di Marino: “… digli così, se la sono presa con i grandi …”. Calcagno non aveva offeso solo Bronte, ma pure Tommaso Lo Presti. Sta di fatto che la punizione non arrivò.


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