PALERMO – Per Alessandro D’Ambrogio si dovrà solo calcolare di nuovo la pena per via della continuazione con una precedente condanna. Il suo ruolo di capomafia, però, è ormai cristallizzato nella sentenza definitiva emessa dalla Cassazione.
“Alexander”, non a caso, era il nome dell’operazione dei carabinieri del Reparto operativo e del Nucleo investigativo che nel 2011 azzerarono il potente mandamento di Porta Nuova. È caduto qualche capo di imputazione, ma l’impianto accusatorio ha retto davanti ai supremi giudici.
D’Ambrogio si era conquistato rispetto e considerazione lontano dal suo territorio. Spingendosi da un lato fino in Corso dei Mille e a Brancaccio e dell’altro a Pagliarelli e Uditore. Un capo ben voluto da tutti che ha visto crescere il suo potere, frutto di un consenso sociale che si annida negli strati più poveri della città.
Dopo l’arresto di Tommaso Di Giovanni, il macellaio di via Silvio Pellico, e di Nicola Milano, lo scettro era passato a D’Ambrogio. Era inevitabile che accadesse alla luce dei suoi trascorsi criminali. Nel dicembre 1999 era stato condannato con sentenza definitiva per mafia ed era uscito dal carcere nell’agosto 2006. Nel gennaio del 2008, il nuovo arresto nell’operazione denominata “Addio Pizzo 1”. Tre anni dopo, nel marzo 2011, era di nuovo in libertà. E tutti sapevano che sarebbe diventato il capo.
Annullata senza rinvio – dunque definitiva – la sentenza nei confronti di quattro imputati che hanno ottenuto un leggero sconto di pena: Giuseppe Civiletti (8 anni), Giuseppe Di Maio (6 anni), Giacomo Pampillonia (6 anni), Antonino Seranella (10 anni e 8 mesi).
Annullata con rinvio – ci sarà un nuovo processo di appello, ma solo per calcolare di nuovo la pena – la sentenza per gli imputati già condannati in secondo grado: Salvatore Asaro (4 anni e 4 mesi), Salvatore Alario (8 mesi), Marco Chiappara (10 anni), Pietro Compagno (10 mesi), Alessandro D’Ambrogio (19 anni e 8 mesi), Daniele Favata (7 anni e 8 mesi), Veronica Giordano (pena pecuniaria di 9.000 euro), Attanasio La Barbera (8 anni e 2 mesi) (lo sconto è di due mesi), Antonino Seranella (13 e 4 mesi), Biagio Seranella (12 anni e 2 mesi), Francesco Paolo Nuccio (4 anni e due mesi), Francesco Scimone (8 anni e quattro mesi), Pietro Tagliavia (10 anni).
Rigettati i ricorsi e dunque condanne definitive per Vincenzo Ferro (12 anni), Hamed Bachtobji (4 anni e otto mesi), Andrea Bono (8 anni), Antonino Ciresi (11 anni e 10 mesi in continuazione con una precedente condanna), Gaspare Dardo (7 anni), Salvatore Ignoffo (un anno), Raffaele Esposito (2 anni), Attanasio La Barbera (8 anni e due mesi), Gaetano Rizzo (3 anni), Umberto Sisia (10 anni), Pietro Compagno (2 anni).
Confermati i risarcimenti danni per le parti civili Federazione Antiracket, Centro Pio La Torre, Addiopizzo, Confindustria, Confesercenti.