PALERMO – Il senatore Antonio D’Alì deve attendere ancora. La richiesta di rito abbreviato non sembra avere anticipato i tempi, così come avrebbe voluto il parlamentare trapanese, chiamato in causa per concorso esterno in associazione mafiosa. L’udienza di stamattina, a Palermo, davanti al giudice per le udienze preliminari, ha fatto ben pochi passi avanti. Il processo è stato rinviato al prossimo 22 marzo. E’ stata però rigettata la richiesta di costituzione di parte civile dell’ex prefetto di Trapani, Fulvio Sodano. Niente da fare per l’avvocato Peppe Gandolfo, che ha sostenuto le ragioni dell’ex prefetto. Il giudice sarà invece impegnato nell’esame dei certificati penali dei collaboratori che sono stati chiamati in causa dall’accusa. E’ stata la difesa del senatore, in particolare l’avvocato Gino Bosco, a ritenere di fondamentale importanza l’acquisizione e la verifica di questi documenti.
Il processo a D’Alì ha sempre avuto un risvolto politico. Non soltanto per fatti concreti, come la candidatura dell’avvocato Gandolfo nella lista presentata alla Camera dal movimento Rivoluzione Civile dell’ex magistrato Antonio Ingroia, ma anche per le notizie legate alla ricandidatura di D’Alì. Una dichiarazione al vetriolo del sindaco di Mazara del Vallo Nicola Cristaldi ha riaperto lo scontro a distanza tra i due rappresentanti del Pdl. Per il primo cittadino, D’Alì ha ottenuto una doppia deroga dal partito. Quella per il numero di legislature e l’altra che ha definito “giudiziaria”. Il senatore è stato uno dei pochi ad ottenere la deroga e non ha dubbi sul punto. L’ha ribadito a più riprese: “E’ stato merito della mia attività politica e parlamentare”.