Mafia di Trabia, oltre un secolo di carcere per boss e gregari

Mafia di Trabia, oltre un secolo di carcere per boss e gregari

Tutti nomi, le pene inflitte e le assoluzioni

PALERMO – Tante condanne, ma anche delle assoluzioni a fronte di pesanti richieste di pena. Si chiude il processo a presunti boss, gregari e favoreggiatori del mandamento mafioso di Trabia.

La sentenza è del giudice per l’udienza preliminare Carmen Salustro. L’accusa era rappresentata dai pubblici ministeri Bruno Brucoli ed Eugenio Faletra.

Con il blitz del marzo 2023 i carabinieri ricostruirono una sfilza di estorsioni e danneggiamenti. La regola del pizzo sarebbe stata ferrea in una grossa fetta della provincia palermitana che comprende Termini Imerese, Caccamo, Trabia, Vicari e Cerda. C’è chi si ribellò, come il titolare di un lido, accompagnato nel percorso di denuncia da Addiopizzo. Gli bruciarono lo stabilimento balneare riaperto grazie alla rete di solidarietà fra imprenditori e commercianti del movimento antiracket.

Questi gli imputati e le condanne: Massimo Andolina di Petralia Sottana (2 anni e 2 mesi), Biagio Esposto Sumadele di Trabia (13 anni in continuazione con una precedente condanna), Pietro Erco (già condannato per l’omicidio di Vincenzo Urso, 2 anni e 6 mesi), Giuseppe Galbo di Sciara (8 anni), Gandolfo Maria Interbartolo di Cerda (12 anni), Salvatore Macaluso di Vicari (10 anni), Mario Salvatore Monastero di Caccamo (12 anni), Luigi Antonio Piraino di Cerda (15 anni e 6 mesi), Cristiana Piroddi residente a Vicari (4 anni), Michele Pusateri di Termini Imerese (2 anni), Rosario Saccio di Vicari (4 anni e 8 mesi), Francesco Sampognaro di Caccamo (6 mesi per una ipotesi di minacce. Per l’imputato difeso dall’avvocato Giuseppe Canzone è caduta la più grave accusa di associazione mafiosa), Calogero Sinagra di Sciara (12 anni), Antonino Teresi di Sciara (10 anni e 4 mesi), Carmelo Umina di Vicari (14 anni), Massimiliano Vallone di Palermo (è lui che risponde della presunta estorsione al titolare dello stabilimento, 8 anni).

Assolti Gaetano Pravatà di Vicari (difeso dall’avvocato Rosanna Vella, erano stati chiesti 12 anni), Ignazio Saccio (difeso dagli avvocati Calogero ed Emanuele Vella, erano stati chiesti 12 anni), Pietro Agnello di Vicari (difeso dagli avvocati Luigi Miceli e Mario Passalacqua, erano stati chiesti 10 anni), Tommaso Consiglio (erano stati chiesti 12 anni), Nunzia Maria Loreta La Barbera di Trabia (richiesta 1 anno e due mesi, era difesa dall’avvocato Bonaventura Zizzo), Giuseppe Lo Bianco di Palermo (avvocati Giovanni Di Benedetto e Francesco Paolo Sanfilippo, richiesta 12 anni).

“Si è attivata macchina di supporto operativa messa in piedi dalla nostra Associazione che ha consentito alla vittima di risollevarsi dalle macerie causate dal rogo e riaprire l’attività a distanza di meno di due mesi – spiegano da Addiopizzo – . Il nuovo lido era stato inaugurato il 29 giugno 2019, in occasione del quindicesimo anniversario della nascita di Addiopizzo. La scelta di essere attivamente presenti nel processo appena concluso in primo grado è la naturale prosecuzione della nostra attività sul territorio che, come dimostra questa storia, va ben oltre il lavoro di accompagnamento alla denuncia e di supporto processuale poiché abbiamo consentito alla vittima di riaprire l’attività economica danneggiata dall’incendio, grazie alla solidarietà di commercianti e di imprenditori della rete attivata da Addiopizzo e diversi anni prima della liquidazione dei risarcimenti previsti dalla legge”.

Il giudice ha riconosciuto anche il risarcimento dei danni alle altre parti civili: Federazione antiracket, Centro studi Pio La Torre, Confesercenti, Federazione provinciale del commercio, Sos impresa, Rete per la legalità, sportello per la legalità.


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