Traffico di droga e pizzo: ecco i business della mafia di Catania

Traffico di droga e pizzo: ecco i business della mafia di Catania

Dal rapporto della Dia, come operano i gruppi sparpagliati per la città: soprattutto, ma non solo, sotto l’ala del clan Santapaola Ercolano.
RELAZIONE SEMESTRALE DIA
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CATANIA. Cosa Nostra catanese lascia le briciole ai cani sciolti. Ma i Santapaola Ercolano, capi supremi della provincia e del mandamento di Catania, si tengono stretti il traffico di droga e il mai tramontato business del pizzo. Un affare che viene gestito in maniera differente, semmai, oggi attraverso una contaminazione del mondo imprenditoriale. I clan si infiltrano all’interno delle imprese e diventano, attraverso prestanome, titolari di piccole e medie imprese con cui riciclare il denaro sporco. È una delle analisi che emergono dalla relazione semestrale della Dia al Parlamento, nel capitolo relativo alla provincia di Catania, pubblicata questa mattina.

Nel capoluogo catanese, Cosa Nostra sarebbe organizzata in squadre. Questi gruppi prendono il nome dal quartiere di riferimento alle quali viene riconosciuta una certa autonomia organizzativa e decisionale. “Nel resto della provincia – si legge nel rapporto della Direzione investigativa antimafia – in assenza di una gestione diretta, l’organizzazione è rappresentata da gruppi stanziali che, sebbene privi di competenze strategiche, garantiscono una pluralità di interessi criminali e un sempre più capillare controllo del territorio. Nei settori d’interesse, la famiglia catanese tende solitamente ad estendere la propria azione anche nelle province vicine esercitando, in maniera incisiva, la propria influenza anche sulle confinanti organizzazioni peloritane mediante i collegamenti con le famiglie di Mistretta e di Barcellona Pozzo di Gotto”.

Il controllo delle piazze di spaccio

Il business principale, comunque, rimane il traffico di droga. L’operatività di Cosa Nostra “continua a manifestarsi – si legge sempre nella relazione – con il controllo diretto o indiretto delle più importanti piazze di spaccio della città”. Tra gli affari del momento, complice la difficile congiuntura economica che riguarda famiglie e imprese, c’è anche l’usura. I clan si sarebbero impegnati pure in attività di recupero crediti oltre a non aver mai cessato l’affare del pizzo. Il 14 marzo dell’anno scorso, i carabinieri di Catania hanno arrestato 3 persone accusate di estorsione. Tra gli arrestati figurava pure un soggetto definito degno di “grande rispetto” nell’articolazione operante a Picanello, organica ai Santapaola Ercolano.

Ma lo Stato ha ormai innalzato il livello d’allerta, tant’è che nel semestre analizzato dalla Dia rientrano anche importanti sequestri e confische di beni. Enormi, come quella da 5 milioni di euro eseguita a carico di uno degli ultimi capi della mafia catanese, “un elemento di vertice del clan e attualmente ristretto in regime detentivo speciale”. O come la confisca eseguita nell’ambito di un’inchiesta a carico di due imprenditori pugliesi coinvolti nell’operazione “Doppio Gioco”, che avrebbero operato per favorire gli interessi della famiglia Santapaola Ercolano.

Gli altri clan presenti in città

Nella città di Catania, inoltre, sono presenti anche i clan Cappello-Bonaccorsi e i Laudani, tra i più importanti quanto a numero di affiliati e grazie all’organizzazione militare che li caratterizzerebbe. I primi,  cosiddetti “carateddi”, manterrebbero ancora un rilevante spessore criminale anche fuori provincia. Tra gli episodi più preoccupanti, sintomo della contrapposizione tra i Cappello e i Cursoti Milanesi, c’è la sparatoria di Librino dell’agosto 2020. A Librino, è emerso, i Cursoti si affermerebbero per le attività estorsive, le rapine, il gioco d’azzardo e il traffico di droga. Dal canto loro, i cosiddetti “mussi i ficurinia”, ovvero i Laudani, sarebbero riusciti a riorganizzarsi, nonostante siano stati decapitati dagli arresti e dalle confische di beni. E sono presenti anche nell’hinterland, oltre a essere riusciti a creare delle cellule nel Nord Italia.

Va evidenziato infine come gli interessi di Cosa Nostra sono sempre stati presenti pure in campo internazionale, andando a braccetto con mafie di altre zone del mondo. La dimostrazione sta nel loro coinvolgimento, il 29 maggio 2022, nell’operazione della Polizia a Catania, che ha disarticolato un sodalizio multietnico che gestiva dal 2017, assieme a soggetti che vivono in Africa e Medio Oriente, un traffico di esseri umani verso l’Europa ed il Nord America.


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