PALERMO – Non tutti hanno seguito l’esempio del padrino che andava avanti a pane e cicoria. Quel Bernardo Provenzano che, nonostante avesse accumulato chissà quanti di soldi sporchi, comandava da un modesto casolare nelle campagne di Corleone, perché braccato dalla polizia. Niente a che vedere con gli standard lussuosi a cui non sanno rinunciare tanti uomini di mafia.
Molti boss e uomini d’onore, acclarati e presunti tali, preferiscono vivere a cinque stelle. Scelgono il lusso: ville, yacht, macchine di rappresentanza e fuori serie. E poi c’è il lusso delle piccole (?) cose. Salvatore e Sandro Lo Piccolo, ad esempio, avevano la passione di collezionare orologi. Il giorno dell’arresto dei signori di San Lorenzo a Giardinello, i poliziotti ne trovarono una quarantina in due scatole rosse.
Modelli talmente preziosi che padre e figlio, pur dovendosi trasferire da un covo ad un altro, non se ne separavano mai. Nei due cofanetti erano custoditi quindici Rolex, tra cui alcuni Daytona in acciaio (costa 7.000 euro) e in oro (il prezzo sale a 16.000 euro), ma anche preziosi Frank Muller (altra casa svizzera di lusso che prevede un listino prezzi da sette a 20.000 mila euro), e una serie di Swatch Tokyo 1964, entrati nelle mire dei collezionisti più attenti che se li contendono nelle aste telematiche.
Sono le ville a descrivere, meglio di altro, l’opulenza. Come quella sequestrata ora a Francesco Fumuso, considerato uomo d’onore della famiglia mafiosa di Villabate e proprietario di un’abitazione stile Scarface. Altrettanto belle, solo per fare qualche esempio, quelle in via Lanza di Scalea sequestrate al costruttore Pietro Lo Sicco e a Salvatore Graziano di Tommaso Natale.
Pacchiani più che lussuosi, ma di certo costosi, gli arredamenti della casa di Vito Galatolo, rampollo della mafia dell’Acquasanta divenuto collaboratore di giustizia. Guido Spina trascorreva gli arresti domiciliari per malattia in una villa Bunker, a Partanna Mondello. Nel frattempo, dal salotto di casa, regnava nella Gomorra di Palermo con il benestare dei capimafia ed era il signore della droga.
E poi ci sono le barche. Modelli costosissimi erano la passione di Filippo Cinà di San Lorenzo e Filippo Nania di Partinico. Alessandro D’Ambrogio di Porta Nuova trascorreva l’estate con Antonino Seranella, che ufficialmente era un ex Pip a mille euro al mese, a bordo di un cabinato da dieci metri, sei posti letto, motore da 260 cavalli, dotato di ogni comfort.
Anche le macchine sono uno status symbol. Due esempi: la Ferrari 348 Ts di Pietro Lo Sicco e la Ferrari Scaglietti di Francesco Graziano, figlio del boss Vincenzo, pure lui finito nei guai giudiziari.