Gli "scappati" e la nuova Cupola| Così è cambiata Cosa nostra - Live Sicilia

Gli “scappati” e la nuova Cupola| Così è cambiata Cosa nostra

Un'immagine di Brooklyn

Il passato si rifà sotto. I soldi di chi è rientrato dall'America alimentano gli affari illeciti.

PALERMO – La nuova commissione provinciale di Cosa nostra e il ruolo degli scappati rientrati dall’America. Passa da questi due temi caldi il presente e il futuro di Cosa nostra.

Lo scorso aprile il pentito di Resuttana Sergio Macaluso ha raccontato ai pubblici ministeri di Palermo dell’esistenza di una nuova Cupola, una sorta di organismo consultivo al quale non erano ancora stati ammessi due pezzi grossi della mafia di Porta Nuova e di Belmonte Mezzagno. Il dopo Riina è iniziato, ma deve confrontarsi con il passato.

A Passo di Rigano che fu il feudo di Salvatore Inzerillo, uno dei primi a cadere sotto il piombo di Totò Riina, ci sono strani movimenti. A proposito degli Inzerillo, negli ultimi anni sono tornati parecchi scappati della guerra di mafia degli anni Ottanta. Per sfuggire ai corleonesi in tanti si rifugiarono negli Stati Uniti, dove hanno fatto fortuna.

Nel 2003, nella speranza di rivivere gli anni della “Pizza Connection” e dei grandi affari della droga, Bernardo Provenzano inviò i suoi emissari per riattivare i rapporti con le famiglie di New York. Si affidò a Nicola Mandalà, rampante boss di Villabate, e Gianni Nicchi, u picciutteddu, che il suo padrino, Nino Rotolo, volle accanto a sé nel mandamento di Pagliarelli. Qualche tempo dopo ci fu una seconda missione. Con Mandalà, ma senza Nicchi. Nel frattempo, infatti, era scoppiata di nuovo la grana degli scappati. Salvatore Lo Piccolo, boss di San Lorenzo, pianificava il loro rientro, mentre Rotolo non ne voleva neppure sentire l’odore.

Ed, invece, tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila i sopravvissuti cominciarono a rientrare. Per primi gli Inzerillo. Rotolo era una furia, ma non riuscì, però, a tirare dalla sua parte Provenzano, che prendeva tempo: “Ormai di quelli che hanno deciso queste cose non c’è più nessuno – scriveva nelle sue lettere – a decidere siamo rimasti io, tu e Lo Piccolo”.

La verità è che i soldi degli Inzerillo facevano e fanno gola. Ed è con la forza dei soldi che gli scappati hanno  conquistato grandi spazi di manovra oggi che i padrini corleonesi sono morti e Rotolo è all’ergastoloCon le estorsioni si raccolgono gli spiccioli, dei grandi appalti neppure l’ombra. Le famiglie mafiose vanno avanti grazie alla droga e per comprarla servono le risorse economiche degli scappati. Sono tutti d’accordo, almeno finora, compresi i boss tornati liberi dopo anni di carcere. Nella relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia, si parla di tensioni “che potrebbero sfociare in atti di forza, con pericolose ripercussioni sull’intera organizzazione mafiosa”. Al momento, però, gli equilibri sembrano tenere. Boss scarcerati e scappati remano dalla stessa parte. 


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