Mafia e business dei migranti | Scattano 44 arresti: i coinvolti

Mafia e business dei migranti | Scattano 44 arresti: i coinvolti

Arresti in Sicilia, Lazio e Abruzzo per associazione per delinquere ed altri reati. AGGIORNAMENTI. Perquisizioni a Catania. LEGGI

Il blitz
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ROMA – Secondo capitolo dell’inchiesta “Mondo di Mezzo” della procura di Roma e dei carabinieri del Ros: 44 gli arresti in Sicilia, Lazio e Abruzzo per associazione per delinquere ed altri reati. Ventuno gli indagati a piede libero. Sullo sfondo il business legato ai flussi migratori e alla gestione dei campi di accoglienza per migranti, uno dei ‘business’ riconducibili a “Mafia Capitale”, il gruppo riconducibile a Massimo Carminati, ora in carcere.

Il blitz dei carabinieri è scattato all’alba nelle province di Roma, Rieti, Frosinone, L’Aquila, Catania ed Enna. Nell’ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Roma, vengono ipotizzati a vario titolo i reati di associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori ed altro. Contestualmente agli arresti, sono in corso perquisizioni a carico di altre 21 persone indagate per gli stessi reati.

Destra, sinistra e centro: ci sono esponenti di tutte le tendenze politiche nella nuova serie di arresti per Mafia Capitale, che colpisce stavolta il ‘Mondo di sopra’. Alcuni erano già stati indagati nella prima tranche dell’inchiesta, altri sono nomi nuovi. Politici locali e amministratori che secondo l’accusa davano un appoggio bipartisan all’organizzazione di Massimo Carminati. Tra i principali protagonisti, secondo gli investigatori, Luca Gramazio, 34 anni, ex capogruppo del Pdl in Campidoglio e poi di Forza Italia alla Regione Lazio. E’ figlio dell’ex parlamentare di Msi, An e Pdl Domenico Gramazio, che non è indagato. Luca Gramazio, secondo gli atti dell’inchiesta, partecipò anche con il padre a incontri con Carminati. A destra si segnala pure l’arresto di Giordano Tredicine, 33 anni, consigliere comunale e vice coordinatore di Forza Italia nel Lazio. E’ il rampollo della discussa famiglia di venditori ambulanti che gestisce la massima parte dei camion bar a Roma. In carcere sono finiti poi esponenti importanti del Pd romano, come l’ex presidente del Consiglio comunale di Roma Mirko Coratti, 42 anni, dimessosi a seguito della retata di dicembre. “Me so’ comprato Coratti”, dice il ras delle cooperative sociali Salvatore Buzzi in un’intercettazione. Il Ros ha documentato pagamenti di Buzzi a Coratti per il suo ruolo vicino alla banda. Altro esponente democratico arrestato è Daniele Ozzimo, 43 anni, dimessosi da assessore alla Casa a dicembre perchè indagato nell’inchiesta della direzione antimafia di Roma. C’è poi Pierpaolo Pedetti, 42 anni, sempre del Pd, consigliere comunale e presidente della Commissione Patrimonio in Campidoglio. Il Pd accusa anche l’arresto di Andrea Tassone, 43 anni, presidente del Municipio X, quello di Ostia e del litorale, dimessosi a marzo anche per i suoi rapporti opachi con Buzzi. Al suo posto Marino ha nominato l’assessore alla Legalità Alfonso Sabella. All’assemblea capitolina è finito in manette anche Massimo Caprari, 45 anni, capogruppo e unico esponente di Centro Democratico, formazione creata da Bruno Tabacci e parte della maggioranza del sindaco Ignazio Marino.

I provvedimenti riguardano gli sviluppi delle indagini condotte dal Ros nei confronti di “Mafia Capitale”, il gruppo mafioso riconducibile a Massimo Carminati, ora in carcere. Secondo gli investigatori, gli accertamenti successivi a quella tornata di arresti hanno confermato “l’esistenza di una struttura mafiosa operante nella Capitale, cerniera tra ambiti criminali ed esponenti degli ambienti politici, amministrativi ed imprenditoriali locali”.

In particolare le indagini hanno documentato quello che gli inquirenti definiscono un “ramificato sistema corruttivo finalizzato a favorire un cartello d’imprese, non solo riconducibili al sodalizio, interessato alla gestione dei centri di accoglienza e ai consistenti finanziamenti pubblici connessi ai flussi migratori”.

Tra i 44 arresti del Ros nel nuovo filone di ‘Mafia Capitale’ c’è anche Luca Gramazio. Questi è accusato di partecipazione all’associazione mafiosa capeggiata da Carminati, che avrebbe favorito sfruttando la sua carica politica: prima di capogruppo Pdl al Consiglio di Roma Capitale ed in seguito quale capogruppo Pdl (poi FI) presso il Consiglio Regionale del Lazio.

Secondo l’accusa, Gramazio avrebbe partecipato all’associazione mafiosa “in qualità di esponente della parte politica che interagiva, secondo uno schema tripartito, con la componente imprenditoriale e quella propriamente criminale”. In particolare, sfruttando la sua carica politica all’interno del consiglio comunale e, poi, regionale, e “la conseguente capacità di influenza nell’ambiente istituzionale, poneva in essere – sostengono gli inquirenti – condotte strumentali al conseguimento degli scopi del sodalizio” capeggiato da Massimo Carminati. Quello che emerge dall’inchiesta, sottolineano gli investigatori, è dunque “la diffusa attività di condizionamento” attuata dall’associazione mafiosa: tutto ciò grazie alla “rete di rapporti e al ramificato sistema tangentizio intessuti dal gruppo mafioso” con il coinvolgimento di “pubblici amministratori e pubblici ufficiali”.

Delle perquisizioni in corso nell’ambito di Mafia Capitale, una riguarda la cooperativa “La Cascina”, vicina al mondo cattolico. Gestisce tra l’altro il Cara di Mineo, in Sicilia. La perquisizione rientra nel quadro degli accertamenti sulla gestione degli appalti per i rifugiati.

I manager della cooperativa ‘La Cascina’ erano “partecipi degli accordi corruttivi con Luca Odevaine” e hanno commesso “plurimi episodi di corruzione e turbativa d’asta” dal 2011 al 2014, mostrando così una “spiccata attitudine a delinquere” per ottenere vantaggi economici. E’ l’accusa che il Gip di Roma rivolge a Domenico Cammissa, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita e Francesco Ferrara, tutti manager della cooperativa. Per Ferrara è stato disposto il carcere, mentre nei confronti degli altri tre sono scattati i domiciliari. Secondo il Gip, Odevaine avrebbe ricevuto dai quattro “la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili dopo l’aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014, per la vendita della sua funzione e per il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio in violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione”. Nello specifico, Odevaine avrebbe tra l’altro orientato le scelte del Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, in modo da creare creare le condizioni per l’assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite dal gruppo La Cascina. Avrebbe inoltre fatto pressioni finalizzate a far aprire i centri per immigrati in luoghi graditi alla cooperativa e concordato con i manager il contenuto degli stessi bandi di gara, che venivano poi predisposti in modo da garantire l’attribuzione di un punteggio elevato alla stessa La Cascina.

(ANSA)

 


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