Mafia e droga: le intercettazioni | Cimici piazzate in parruccheria - Live Sicilia

Mafia e droga: le intercettazioni | Cimici piazzate in parruccheria

Lo spaccio a Palermo e le tensioni in Cosa Nostra. Le conversazioni captate dagli inquirenti.

DAL MENSILE "S"
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PALERMO – Ci sono segreti della mafia che gli investigatori sono riusciti a captare piazzando, il 20 gennaio 2018, le cimici dentro la parruccheria di Marco La Rosa in via Maria Santissima Mediatrice, rione Villa Tasca. Grazie a queste indagini è emerso il ruolo di Filippo Annatalli nella famiglia mafiosa di corso Calatafimi. Il mensile “S” in edicola pubblica integralmente tutte le intercettazioni. Era quest’ultimo a impartire gli ordini a Salvatore Mirino ed Enrico Scalavino, autorizzati a gestire la rete di spaccio. Mirino non aveva stima di Scalavino: “… niente il discorso sempre di quello… perché lui è tutto per i fatti suoi però io lo devo… perché voglio capire se lavora per lui… perché Enrico un ammasso di confusione… a tuo figlio gli ha detto: ‘gli dici a tuo padre che gli do un bacio in bocca’… non te l’ha detto?… è scimunito questo…”. Scalavino, scarcerato nel settembre 2017 dopo dieci anni di detenzione, una volta libero avrebbe ricevuto l’ok da Annatelli per lavorare con la droga: “… va bene no lui mi deve dire solo Enrico se deve continuare o meno… che io lo posso chiamare per conto mio”. Scalavino gli aveva fatto sapere che “sto lavorando per i fatti miei”. Annatelli: “… lascia stare se sta lavorando per i fatti… ma se io ho di bisogno posso contare su di te? sempre questo gli devo dire… tu stai lavorando per cose tue…, non ti preoccupare, sono cose tue, ma se ho bisogno ti posso chiamare?”).

Annatelli e Scalavino si sarebbero incontrati e, stando alle conversazioni, il secondo sarebbe tornato in pista riferendo ad Annatelli che due persone, “padre e figlio”, non avevano consegnato i soldi degli incassi. Si tratterebbe di Andrea e Salvatore Tomaselli, indicati dagli investigatori come “spacciatori nella zona di corso Pisani”. La mancata consegna dei soldi aveva irritato Di Giovanni. Annatelli raccontava di averlo saputo da Scalavino: “… mi chiamò… io stavo salendo a piedi e lui si era fermato verso… e mi ha visto e mi fa… dice: andiamo a prendere il caffè adda banna… e mi sono fermato là e si è messo a dire arreri il discorso… gli ho detto: Enrì vedi che non è accussi padre e figlio… vedi che non è accussì… perché là su siddiati … parlando per Gregorio”.

Annatelli si era subito attivato per ripianare le incomprensioni con Di Giovanni. Si era così rivolto a Giuseppe Marano, pregiudicato per mafia e arrestato nel blitz Perseo del 2008: “Quando mi dice d’accussì… io prendo e scendo e me ne vado da Gregorio perché se è d’accussì gli si deve dire… me ne vado da Gregorio… no da Gregorio… ho visto a Giuseppe… gli ho detto: Giusè, che è questa situazione che… su siddiati?… mi ha detto Giuseppe: ma chi te l’ha detto… vero è siddiatu con tutti?”. Giuseppe Marano si era impegnato ad interpellare “il parente di Gregorio” e cioè Gaetano Leto, pregiudicato per specifici reati in materia di stupefacenti nonché cognato di Gregorio Di Giovanni. Continua a leggere sul mensile “S” tutte le intercettazioni.


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