ENNA – Condanna definitiva e arresto per Filippo Scivoli, uno degli aidonesi coinvolti a giugno 2018 nell’operazione dalla Squadra Mobile “Ottagono”.
Scivoli allora era incensurato. Adesso la polizia lo ha portato al carcere Malaspina di Caltanissetta, dove dovrà scontare la pena di 8 anni 5 mesi e 20 giorni di reclusione, che è divenuta definitiva.
Era stato arrestato assieme ad altre due persone, tra cui il mafioso e pregiudicato Isidoro Di Pino, già condannato al processo “Old One” assieme all’allora boss provinciale di Cosa Nostra, Salvatore Seminara detto “zio Turiddu”. L’inchiesta è stata coordinata dalla Dda di Caltanissetta.
Scivoli, che all’epoca avevano descritto come una sorta di mafioso “emergente”, è stato condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso e per una tentata estorsione ai danni di un imprenditore edile. Avrebbe tentato di costringerlo a versargli un “contributo”, non meglio specificato, “per i detenuti”. Gli avrebbe messo una mano sulla spalla e gli avrebbe fatto presente di non dimenticare chi fossero gli “amici”.
Stamattina sull’arresto si è espresso il questore di Enna Corrado Basile, che ha dichiarato la sua “piena soddisfazione per l’esito processuale di una indagine condotta dalla Squadra Mobile, nel contrasto alle consorterie mafiose del territorio”. Va sottolineato che l’arresto, reso noto dalla polizia solo oggi, in realtà risale a diversi giorni orsono.
Di Pino fa parte di Cosa Nostra dai primi anni ’90, quando a parlare di lui furono due storiche gole profonde della mafia ennese, come Leonardo Messina e Paolo Severino. Nel 2009 fu invece coinvolto nell’operazione “Old One”. Tornato in libertà nel 2014, sarebbe riuscito a riprendere il proprio “rango” di capomafia, avvicinandosi a un incensurato come Scivoli, e dandosi da fare per mantenere costanti contatti con gli altri mafiosi liberi. Il trait d’union tra tutti loro, però, sarebbe stato il carisma di Seminara, nel 2014 libero perché scarcerato per decorrenza dei termini (nel frattempo sarebbe divenuto pure il capomafia del Calatino) e poi tornato in prigione.
Scivoli sarebbe riuscito a esercitare “influenze” nel Comune di Aidone, nella gestione della raccolta dei rifiuti e, in parte, del decoro urbano, oltre che nell’organizzazione di intrattenimenti a vantaggio del suo chiosco. In merito gli inquirenti, nel giorno della loro operazione, hanno anche acquisito alcuni documenti al Comune.