Mafia, i voti del boss e l'affiliato: indagati il sindaco e due politici - Live Sicilia

Mafia, i voti del boss e l’affiliato: indagati il sindaco e due politici

Paternò, in ballo ci sono nomi che scottano

CATANIA – Concorso in scambio elettorale politico-mafioso, il sindaco di Paternò Nino Naso e Pietro Cirino, assessore, sono indagati all’interno della maxi inchiesta della Procura di Catania sulle aste giudiziarie e i rapporti con la mafia. Un’indagine corposa, con 56 nomi iscritti sul libro degli indagati, che ha portato al blitz disposto dal Gip Sebastiano Di Giacomo Barbagallo.

Il sindaco indagato

Nino Naso, primo cittadino di Paternò, è indagato con Pietro Cirino, consigliere comunale e assessore alle politiche agricole e imprenditoriali, con il boss Vincenzo Morabito e Natale Benvenga, esponenti del clan Laudani, con l’accusa di concorso in scambio elettorale politico-mafioso.

Secondo le ipotesi degli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dai pm Tiziana Laudani e Alessandra Tasciotti, Pietro Cirino “quale intermediario”, il boss Morabito e Benvenga avrebbero “promesso” a Nino Naso, proprio mentre era ricandidato per la riconferma alle elezioni comunali e a Salvatore Comis, assessore candidato per il rinnovo del consiglio comunale, “di procurare loro voti in occasione delle elezioni comunali” del giugno 2022.

Lo sviluppo delle indagini

Nino Naso e Salvatore Comis avrebbero “accettato” la promessa ricevuta “di procurare loro voti – continuano gli inquirenti – in cambio di utilità”.

Comis si sarebbe “messo a disposizione dell’associazione per orientare la sua futura attività politica in favore dell’associazione mafiosa”. Secondo le ipotesi della Procura, Comis sarebbe “uomo di fiducia di Natale Benvenga” che in un primo momento si sarebbe impegnato a candidarsi come sindaco e poi, dopo gli accordi “stretti con il Naso dagli associati”, si è candidato in una lista a sostegno di Naso, che nel 2021 lo aveva nominato assessore allo sport, spettacolo e polizia municipale. Dopo le elezioni, Naso lo ha confermato assessore attribuendogli importanti deleghe, come quelle delle Attività produttive.

Le accuse nei confronti del sindaco

Il primo cittadino di Paternò avrebbe promesso “l’assunzione di soggetti vicini all’associazione mafiosa” nella società che si è aggiudicata il servizio di raccolta dei rifiuti nel comune di Patern.

In particolare, la procura ha accertato che Naso ha fatto assumere a tempo indeterminato Giuseppe Michael Vinciullo, figlio di Vincenzo Vinciullo, “affiliato alla medesima associazione mafiosa” e Vincenzo Sammartino, “cognato di Emanuele Salvatore Pennisi, affiliato alla medesima associazione mafiosa”. Naso avrebbe anche “fatto sì che il loro contratto, in scadenza a marzo 2022, venisse prorogato”.

E ancora, il sindaco avrebbe nominato assessore Salvatore Comis, “uomo di fiducia dell’associazione mafiosa, sebbene privo di specifica qualifica o esperienza politica – annotano gli inquirenti – peraltro dopo le elezioni e in un settore strategico come le attività produttive e imprenditoriali, benché non fosse stato eletto come consigliere comunale”.

Il provvedimento del Gip

Cirino è tra i quindici destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Per gli amministratori la Procura aveva chiesto un provvedimento cautelare che è stato rigettato dal gip Sebastiano Di Giacomo Barbagallo che ritiene sia da escludere la sussistenza dei necessari gravi indizi di reato riguardo alla posizione del sindaco Naso. Secondo il gip l’assunzione di due persone vinco alla cosca in un’azienda che si occupa di rifiuti e il presunto il sostegno elettorale “non appaiono prospettabili” e, citando un provvedimento della Cassazione, ricorda che ai fini della configurabilità del delitto di scambio elettorale politico-mafioso è necessaria “la prova che l’accordo contempli l’attuazione, o la programmazione, di un’attività di procacciamento di voti con metodo mafioso”.

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