CATANIA – C’è un’intercettazione, in particolare, che ha fatto alzare le antenne ai Ros. Nel 2017 Giuseppe Cesarotti, uomo d’onore di Cosa nostra, si lascia andare a un commento dove fa il nome del padrino Nitto Santapaola. Avrebbe voluto informarlo, attraverso messaggi cifrati per eludere le restrizioni del 41bis, della situazione che si sarebbe venuta a creare con il figlio. Questo dialogo è finito negli atti del sequestro del Tribunale Misure di Prevenzione che vede tra i destinatari proprio il capo dei capi della famiglia mafiosa di Catania. Ed è uno dei tasselli che ha portato i giudici a stabilire la sua ‘pericolosità sociale qualificata’ del ‘proposto’ Benedetto Santapaola, classe ’38.
Al centro del processo di prevenzione c’è il decreto di sequestro e confisca di un piccolo tesoro imprenditoriale e immobiliare composto dalla Tropical Agricola Srl di Catania, GR Transport Logistic Srl a Mascali, LT logistica e Trasporti Srl a Mascalucia, 12 stabili a Mascali e a Massannunziata, frazione di Mascalucia. Per la magistratura il patrimonio è riferibile a Nitto Santapaola, Aldo Ercolano (figlio di Pippo), Giuseppe Mangion (figlio di Francesco ‘Ciuzzu u firraru’), Giuseppe Cesarotti e il farmacista Mario Palermo.
Nel corso dell’udienza che si è svolta oggi il difensore di Nitto Santapaola, l’avvocato Carmelo Calì, ha chiesto al Tribunale di svolgere un’articolata attività istruttoria volta a ‘smentire’ qualsivoglia progetto di contatto con il suo assistito. E quindi il penalista ha chiesto che fosse acquisito – dal 2017 ad oggi – ogni atto volto a documentare incontri in carcere, colloqui con i familiari (con le registrazioni), rapporti epistolari (con le eventuali ‘censure), dialoghi (se intercettati) con detenuti o compagni di cella. Alla fine, il Tribunale – con parere favorevole del pm Fabio Regolo – ha accolto la richiesta del penalista che disporrà un’approfondita attività difensiva anche attraverso il Dap per dimostrare l’infondatezza della ‘pericolosità sociale qualificata’ di Nitto Santapaola, che è in carcere (in regime di 41bis) da oltre tre decenni.
Anche l’avvocato Valeria Rizzo, difensore di Aldo Ercolano, ha formulato delle precise richieste istruttorie. In particolare il penalista ha chiesto di depositare i provvedimenti di revoca del 41 bis del 2022 (dove il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha escluso la pericolosità sociale del boss catanese) e del 2014, le relazioni trattamentali del carcere Oristano del 2016 e dell’ultimo anno, inoltre ha chiesto l’acquisizione delle trascrizioni dei colloqui al carcere nel periodo di riferimento disposte nel procedimento penale Samael da cui è partito questo procedimento patrimoniale. E infine ha chiesto di depositare le sentenze assolutorie per 416 bis (associazione mafiosa) nei processi Dionisio e Orione 5.
Il difensore di Giuseppe Cesarotti, l’avvocato Salvo Pace, ha depositato una lista di testi da esaminare e ha annunciato di aver nominato un consulente contabile che analizzerà tutto la documentazione relativa al procedimento.
Il Tribunale ha fissato la prossima udienza per l’8 giugno 2022. Sarà un processo lungo e complesso.