CATANIA – Un cantiere della fibra ottica non poteva operare senza sborsare soldi alla mafia. E per questo affare Il 7 giugno 2017 si è scomodato addirittura l’allora reggente operativo della cupola catanese, il delfino degli Ercolano – detto penna bianca – Antonio Tomaselli. In un agriturismo di Pietraperzia, nell’ennese, si è svolto un summit che ha visto partecipare il boss catanese “con tutto il uso stato maggiore” e gli ennesi Salvatore La Delia, Gaetano Curatolo, Antonino Di Dio, Vincenzo Di Calogero e soprattutto i fratelli Giovanni e Vincenzo Monachino. L’incontro è stato immortalato dalle telecamere degli investigatori, immagini che sono finite nei faldoni del processo Kaulonia il cui stralcio abbreviato è già in appello. Due sono i catanesi coinvolti nelle accuse contestate dalla magistratura nissena, Antonio Tomaselli e anche Luca Marino, personaggio di spicco della squadra di San Giovanni Galermo che quel giorno d’estate di quattro anni fa ha accompagnato il capomafia a quell’incontro nella provincia ennese. Dopo l’agriturismo i ‘catanesi’ a bordo di una Saab e di una Mercedes arrivavano nella masseria di Gaetano Curatolo intorno alle sei del pomeriggio.
Qualche giorno fa si è svolta la requisitoria della procura generale che ha chiesto per i due catanesi la conferma della sentenza di primo grado a 8 anni. Il processo Kaulonia ha cristallizzato ancora una volta il legame storico che c’è tra cosa nostra catanese e la famiglia mafiosa di Pietraperzia. Quel summit, come si legge nella sentenza di primo grado, “assume particolare rilevanza”. Tomaselli ha incontrato i fratelli Monachino per parlare dell’estorsione del titolare dell’azienda che si è aggiudicata in subappalto la posa dei cavi della fibra ottica in vari quartieri di Catania e a Santa Maria di Licodia. Gli inquirenti non hanno dubbi che fosse questo l’oggetto di discussione del summit. “Non a caso – si legge ancora nella sentenza – l’incontro è organizzato da Gaetano Curatolo e Salvatore La Delia” e poi sarà necessaria l’intermediazione con i catanesi di “Antonio Salvatore Medda, soggetto originario di Enna ma residente a Catania”. Il titolare del cantiere della fibra ottica ad un certo punto ha versato la prima rata dell’estorsione.
Ci sono stati altri incontri, questa volta a Catania, fino a novembre 2017. Fino a pochi giorni prima che è scattato il blitz Chaos, che ha portato all’arresto di Tomaselli e Marino.