Patto dei siciliani con la 'ndrangheta per cambiare il malloppo di lire

I boss siciliani e il bottino di vecchie lire: soldi di un rapimento?

I contatti per tentare di cambiare "tanta roba del '94"

PALERMO – Da qualche parte qualcuno conserva un malloppo di vecchie lire. Quanti? Una cifra imprecisata, sicuramente “tanta roba”. Tra febbraio e novembre 2020 Salvatore ed Andrea Angelo, padre e figlio originari si Salemi, si sono incontrati più volte con Paolo Nirta, esponente della ‘ndrina di San Luca. Volevano attivare un canale per cambiare in euro un ingente quantitativo di vecchie lire.

Un legame nato in carcere

Salvatore Angelo e il boss calabrese si erano conosciuti in carcere, prima al Pagliarelli di Palermo nel 2014 e poi a Secondigliano nel 2018. Pochi mesi dopo la scarcerazione del mafioso salemitano per fine pena nel 2019 i carabinieri di Trapani hanno captato i preparativi della prima trasferta. Partirono per la Calabria Giuseppe Burrafato, considerato la mente finanziaria di una serie di operazioni, incluso il tentativo di fare rientrare in Italia il tesoro di alcuni vecchi padrini, e Francesco Paolo Adamo, autista di Angelo. Direzione San Luca.

La forza della ‘ndrangheta

Burrafato prima del viaggio si confidava con la moglie: “Qua risolviamo tutti i problemi, lo sai?”. E niente spese per la trasferta: gli Angelo avevano pagato “pure il caffè e il cornetto”. Il viaggio c’è stato, lo conferma il dialogo di Andrea Angelo con Burrafato che era stato nel paese con “la più alta densità ‘dranghetista”. Nirta “questo dove sei andato tu – spiegava Burrafato – ha un potere a livello europeo che tu nemmeno hai l’idea… lì parliamo di gente che hanno tremila, quattro, cinquemila uomini a disposizione”.

“Ero spaventato”

Burrafato si era reso conto dello spessore criminale del suo interlocutore tanto “che io a un certo punto ero spaventato… siamo arrivati davanti alla casa di questo cristianu e lui è sceso, più
avanti a sinistra c’è una traversina e mi ha detto mettiti nella traversina, va bene. Nella
parte in discesa… mi metto nella traversina e c’erano una donna e un uomo… c’era un garage, questo chi è. Porca miseria non è che qua qualcuno esce pazzo e gli sembra che sono uno sbirro hanno qualche scupetta e mi tirano a distanza e mi salta la testa qua dentro senza motivo…”.

Il riferimento alla strage di Duisburg

Burrafato d’alta parte sapeva che la famiglia Nirta-Strangio era stata coinvolta nella strage di Duisburg, in Germania. Nel 2007 di fronte al ristorante “Da Bruno” furono trucidate sei persone. La lotta fra ‘ndrine si era spostata in terra tedesca, tutta Europa scopriva l’efferatezza dei bosss calabresi: “ … quello dove sei andato tu si è sposato con la figlia… e quindi lì hanno creato la pace… dieci anni fa, quindici anni fa c’è stata l’ultima… in Germania… quando c’è stato che ne hanno uccisi sette o otto e lì erano loro… “.ù

“Una decina di milioni”

Di viaggi ce ne furono altri. Una volta fu Andrea Angelo ad andare a San Luca. Ne parlava il padre senza sapere di essere intercettato. Il figlio doveva consegnare una “lettera” ai calabresi coinvolti in un affare milionario, facendo esplicito riferimento ad un “contatto in Germania”: “Mio figlio gli deve portare il coso e gli deve dire il contatto della Germania e il fatto che gli bisogna un poco… vita mia, una decina di milioni… e cosi darò soldi a tutti, non ce la faccio più vita mia, non ci volevo metterci mano, però, io non ne posso fare a meno…”.

“Tante lire del ’94”

Cosa c’era in ballo? Il 25 ottobre 2020 Gisueppe Burrafato lo spiegava, intercettato, ad un intermediario: … poi qualcuno mi diceva che avevano tante lire, un bel po’ del ’94, banconote da 100 del ’94… le ha e le vuole e le vorrebbe cambiate… no cose false da me non ci devono venire… sono qui in Italia tanta roba sì… vedi eventualmente possiamo fissare un incontro se c’è la possibilità reale di poterli cambiare”.

L’ombra dell’Anonima sequestri

Nella vicenda ad un certo punto saltò fuori la presenza e l’interesse di Michele Mondino, un altro degli undici arrestati nel blitz dei carabinieri di Trapani. L’affare con “quello dei soldi” si bloccò per colpa del Covid. La Calabria era una delle tante zone rosse d’Italia. Chi e perché aveva ancora tutte queste lire? Soldi sporchi sicuramente, se così non fosse sarebbe stato richiesto in tempo il cambio alla Banca d’Italia.

Il giudice per le indagini preliminari Antonella Consiglio, che ha accolto la richiesta della Procura di Palermo, non esclude che possa trattarsi del riscatto pagato per un rapimento. L’Anonima sequestri fra gli anni 70 e i ’90 seminò il terrore in Calabria. Per cambiare le lire in euro i calabresi cercarono l’appoggio dei mafiosi siciliani. Salvatore Angelo aveva mostrato grandi abilità e conoscenze finanziarie.


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