Lombardo: due anni in appello | Condannato per voto di scambio - Live Sicilia

Lombardo: due anni in appello | Condannato per voto di scambio

L'ex presidente della Regione assolto dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.

CATANIA – L’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, è stato assolto dall’accusa di concorso esterno all’associazione mafiosa e condannato a due anni, pena sospesa, per voto di scambio, con l’aggravante mafiosa ma non il metodo mafioso. Confermata l’interdizione dai pubblici uffici per sette anni. Diversamente, senza aggravante mafiosa, il reato sarebbe andato in prescrizione.

IL DISPOSITIVO -“In riforma della sentenza emessa il 19 febbraio 2014 dal giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Catania – recita il dispositivo della sentenza d’appello del processo Lombardo – assolve ai sensi del 530 comma 2 cpp Lombardo Raffaele dal reato di concorso in associazione mafiosa perché il fatto non sussiste”.
“Dichiara – recita ancora il dispositivo – Raffaele Lombardo colpevole del reato di voto di scambio aggravato dal favoreggiamento alla mafia, esclusa l’aggravante limitatamente all’essersi avvalso della forza di intimidazione dell’associazione mafiosa denominata Cosa nostra e delle condizioni di assoggettamento e omertà che ne derivano. Lo condanna alla pena di anni due di reclusione e di euro 1.400 di multa”. 
Lombardo è stato sospeso dai pubblici uffici per due anni e sospeso dai diritti elettorali per 7 anni. 

Raffaele Lombardo ha scelto di essere assente durante la lettura del dispositivo. Nella Corte d’Appello di Catania, al secondo piano del palazzo di Giustizia c’erano Alessandro Benedetti e Sergio Ziccone, avvocati che hanno seguito passo dopo passo gli sviluppi del processo e, nell’ultimo anno, fronteggiato le dichiarazioni di due nuovi pentiti: Nizza e Tuzzolino.

IL COMMENTO – “Raffaele Lombardo non c’entra nulla con la mafia – commenta il legale del governatore Alessandro Benedetti – il giudice finalmente ha smontato le menzogne dei pentiti, noi abbiamo sempre sostenuto che lui non avesse alcun rapporto con ambienti malavitosi. Resta una condanna residuale per voto di scambio a due anni. Adesso – spiega attendiamo le motivazioni della sentenza per comprendere quali sono i comportamenti contestati”.

I LOMBARDIANI IN AULA – In aula erano presenti vecchi amici di Raffaele Lombardo, come Angelo Sicali, già vicepresidente di Lombardo alla Provincia regionale di Catania, Pippo Reina, già sottosegretario alle Infrastrutture del governo Berlusconi, Franco Calanducci, ex deputato regionale, Angelo Lombardo, fratello dell’ex governatore, Sergio Calì, storico segretario e funzionario Fce, Santo Castiglione, già presidente dell’autorità portuale di Catania.

LA PROCURA SPACCATA – Un processo complesso che ha spaccato la Procura di Catania a cavallo della gestione dell’ex procuratore Vincenzo D’Agata, quattro pubblici ministeri erano pronti, già nel 2010, a chiedere il rinvio a giudizio di Lombardo, ma fu emessa una citazione direttamente a giudizio per violazione del reato elettorale. La Procura chiese inizialmente l’archiviazione del troncone del concorso esterno, ma arrivò l’imputazione coatta: nel processo confluirono le dichiarazioni di numerosi collaboratori raccolte davanti al giudice monocratico. Pochi anni dopo la condanna in primo grado, concorso esterno, 6 anni e 7 mesi. E adesso cade tutto: Lombardo non ha favorito la mafia, la condanna è per voto di scambio.

IL PROCURATORE – “E’ una buona sentenza, adesso aspettiamo le motivazioni per una valutazione più approfondita. E’ un fatto di notevole gravità che un candidato a presidente della Regione Siciliana abbia avuto i voti da Cosa nostra, e che questo abbia giovato a Cosa nostra”. Lo ha affermato il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, sulla condanna a due anni di reclusione per voto di scambio con l’aggravante mafiosa (esclusa la violenza) di avere favorito Cosa Nostra.

LOMBARDO – “Per me è finto un incubo. Non ho mai avuto niente a che fare con la mafia e la sentenza di assoluzione dal concorso esterno, perché il fatto non sussiste, lo conferma. Leggeremo le motivazioni della sentenza e sono sicuro che riuscirò a dimostrare la mia innocenza anche per il reato elettorale”. Lo afferma all’ANSA l’ex presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, commentando la sentenza della Corte d’appello di Catania. “Ho dichiarato più volte durante il dibattimento e lo ribadisco con una punta di immodestia – aggiunge – nessun governo della Regione ha nuociuto agli interessi della mafia come quello che ho avuto l’onore di presiedere. Sono contento più che me, per i miei familiari e per le persone a me vicine, a cominciare dai miei difensori che si sono battuti per me”.


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