CATANIA – Quando Giuseppe Pulvirenti, u malpassotu, decise di collaborare con la giustizia i Santapaoliani ordinarono -per dare una lezione che nessuno avrebbe potuto dimenticare – di ‘sterminare’ i fedelissimi del boss di Belpasso. Siamo negli anni ’90. E in questo cerchio maledetto è finito anche Vito Bonanno, della squadra di Guidotto, ammazzato davanti all’Etna Bar nel 1995. Un delitto per cui è stato già condannato il boss di Cosa nostra Maurizio Zuccaro, che all’epoca era pronto a tutto pur di scalare i vertici della ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano.
A dare l’ordine di uccidere Bonanno sarebbe stato il cognato Enzo Santapaola, figlio del defunto Turi. Il nipote di Nitto sta affrontando il processo ordinario Thor – inchiesta frutto delle dichiarazioni del pentito Francesco Squillaci, ‘martiddina – proprio per questo omicidio. Nel troncone abbreviato, invece, c’è Benedetto Cocimano considerato tra i sicari dell’agguato.
Nel corso dell’ultima udienza il pm Rocco Liguori ha esaminato il collaboratore di giustizia Santo La Causa, che già si è auto-accusato del delitto dell’Etna Bar e ha fornito dettagli sull’omicidio di Vito Bonanno. Ma anche degli assetti e degli equilibri in seno a Cosa nostra all’epoca. Al centro della deposizione dell’ex reggente della cupola catanese la posizione processuale dell’imputato Vincenzo Santapaola ‘il grande’ (per distinguerlo dal cugino Enzo, figlio di Benedetto).
Anche Giuseppe Mirabile ha fornito dettagli sull’omicidio Bonanno e sull’ambito in cui è maturato. Si continua il prossimo 18 febbraio 2022. In questo stesso processo è imputato Alfio Adornetto, per l’orribile omicidio del giovane Giuseppe Torre nel 1992.