PALERMO – L’impianto accusatorio regge per i presunti boss, ma crolla per il politico che sarebbe sceso a patti con Cosa nostra. Vincenzo Ganci è stato assolto. In primo grado era stato condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Scende da 18 a 14 anni la pena inflitta a Francesco Lo Gerfo, di Misilmeri, e da 5 a 4 quella per il palermitano Stefano Polizzi. Confermata la condanna a tre anni per Mariano Falletta, pure lui di Misilmeri.
La mafia avrebbe condizionato la vita amministrativa del Comune di Misilmeri: così dissero gli investigatori nei giorni del blitz Sisma del 2012, tanto che il Comune fu sciolto per mafia. Quella di oggi e altre precedenti sentenze, però, hanno fatto cadere tutte le ipotesi di connivenze fra i politici locali e i boss.
Vincenzo Ganci era candidato nella lista Amo Palermo alle ultime amministrative di Palermo. Prima di tentare la corsa a Palazzo delle Aquile era stato eletto consigliere comunale nel 1998 a Misilmeri. Assunto alla Gesip nel 2001, nel 2007 è stato consigliere di circoscrizione a Palermo (quartieri Oreto- Villagrazia-Falsomiele). Indicato dagli investigatori come il mediatore fra i mafiosi di Misilmeri e l’amministrazione del comune in provincia di Palermo, Ganci era già stato scarcerato dal Tribunale del Riesame dopo un anno di detenzione. Oggi è arrivato un nuovo successo per i suoi legali, gli avvocati Raffaele Bonsignore e Antonio Gargano.
Regge, invece, l’accusa per Lo Gerfo, indicato come il capomafia di Misilmeri e già condannato in passato. Così come per Falletta, imputato di intestazione fittizia di beni (difeso dagli avvocati Marco Clementi e Maria Teresa Nascè), per lui erano già cadute due ipotesi di reato). Così come nel corso dei due processi sono cadute due contestazioni di estorsioni per Polizzi (difeso dagli avvocati Claudio Gallina Montana e Vito Agosta) ed è rimasta in piedi solo una tentata estorsione, ammessa dallo stesso imputato.