Il duplice omicidio di Bagheria | Le rivelazioni del pentito Carbone - Live Sicilia

Il duplice omicidio di Bagheria | Le rivelazioni del pentito Carbone

I fratelli Pietro e Salvatore Scaduto, e il luogo dove sono stati ritrovati i cadaveri

I contatti con la mafia canadese e i rapporti con un misterioso avvocato. Il pentito racconta.

PALERMO – La trappola, i contatti con la mafia canadese e il possibile movente del duplice omicidio. Un nuovo interrogatorio di Giuseppe Carbone apre squarci inediti sull’assassinio di Juan Ramon Fernandez Paz e Fernando Pimentel. Le dichiarazioni del neo pentito sono già state fondamentali per condurre i carabinieri del Ros di Palermo fino in contrada Fiorolli, a Casteldaccia. Lì c’erano i corpi dei due spagnoli, partiti dal Canada per morire in Sicilia. Il 9 aprile sono stati crivellati di colpi e bruciati prima di essere gettati tra i rifiuti. In carcere sono finiti, un mese dopo, i fratelli Salvatore e Pietro Scaduto di Bagheria che respingono ogni accusa: il pentito li chiamerebbe in causa per vendicarsi di alcuni contrasti personali.

I preparativi dell’agguato
I due spagnoli dovevano morire da tempo. Secondo Carbone, due appuntamenti con la morte sarebbero stati rinviati quando era tutto pronto per l’esecuzione. Stando alle dichiarazioni del neo collaboratore, che ha risposto il 14 maggio scorso ai pubblici ministeri Caterina Malagoli e Alessandro Picchi in una località segreta, gli Scaduto temevano per le tracce telefoniche lasciate da Fernandez che aveva cercato di contattarli poco prima dell’aggiato. Avevano così desistito, ma era solo questione di tempo. D’altra parte, Pietro Scaduto era stato chiaro: “Vedi che forse sono due. Io ho detto: come forse? Perché loro camminano sempre assieme, così ci leviamo il pensiero. Va bene, vi levate il pensiero. È problema per te? No, cose vostre sono…”.

Stessa cosa sarebbe avvenuta in una seconda circostanza. “Io e Scaduto (Salvatore ndr) eravamo appostati, okay, nel frattempo Salvatore Scaduto guardava se arrivava qualcuno. Pietro era all’appuntamento con loro… – ha messo a verbale Carbone – ogni tanto però Pietro arrivava là nel posto e Salvatore ‘no vedi che è mio fratello’, perché si spaventava che ci sparassi. E io dicevo guarda non è che sono cretino”.

Per evitare di essere intercettati Carbone aveva pure provveduto a recuperare una scheda pulita, poi girata agli Scaduto, grazie a “questo ragazzo di Casteldaccia che si è fatto la fotocopia del codice fiscale e della carta d’identità, è venuto con me in una ricevitoria…”.

La trappola
Il duplice omicidio è stato consumato in un rudere di campagna del cugino di Carbone che era riuscito ad impossessarsi delle chiavi senza insospettirlo. Non era facile attirare in trappola uno come Fenandez, prudente com’era. Gli Scaduto, però, sapevano, dice il neo pentito, quali corde suonare. Gli avevano fatto credere di dovere eseguire un sopralluogo nel terreno dove impiantare una coltivazione di marijuana. “Questa è una messinscena per attirare Raimondo – ha raccontato Carbone – basta che sentiva dire c’è da fare soldi, lui ci si buttava, allora l’unico motivo per attirarlo era un qualcosa del genere, se no non lo si attirava così, come lo attiravano in campagna quello”.

L’agguato
Carbone ha raccontato tutti i particolari del delitto. Dalla pistola nascosta nel muro di cinta alla pioggia di fuoco, dal tentativo disperato di fuga delle vittime all’occultamento dei cadaveri. Nel secondo interrogatorio ha aggiunto che “c’è stato un poco diciamo di panico in quel momento. Questi hanno gridato, possono aver sentito gli spari, cercavo di raccattare qualche proiettile già esploso… di prendere le armi”. E sarebbe stato Carbone a sparare il colpo di grazia contro Fernandez: “Prima di partire c’era ancora Raimondo che si lamentava, faceva qualche rumore e io. Io in macchina non c’entro… non ci volevo entrare, così si c’è dato il colpo di grazia… io”.

Gli Scaduto e i contrasti con i boss locali
“Gli Scaduto so che conoscevano tutti… – ha spiegato Carbone – sono in buoni rapporti con Nino Zarcone (in cella con l’accusa di essere il capomafia di Bagheria ndr) so che avevano tanti amici in tutti i paesi della Sicilia. Dove si va loro sono sempre, come si può dire, un nome”. Amici, ma pure nemici. Secondo Carbone, c’erano dei forti contrasti con Sergio Flamia, arrestato dai carabinieri del Comando provinciale con l’accusa di essere il braccio destro del capomafia Gino Di Salvo: “Pietro diceva: ‘Dobbiamo ammazzare a Flamia Sergio’… Sergio Flamia un giorno ha fatto mandare Michele Modica, mio fratello Andrea Carbone e Giovanni Calì a farlo prelevare a Salvatore (Scaduto ndr) a casa di sera… questa cosa l’ho appresa prima da Sorci tempo fa e poi me l’ha confermata Pietro Scaduto, avvertendolo che deve parlare poco e a lui sta cosa non gli piaceva, non gli calava sta cosa a Pietro Scaduto che andassero a prendere il fratello a casa, lo perquisissero…”

I rapporti con i canadesi
Era normale che Ramon Fernandez, cacciato dal Canada per via di una condanna, riparasse a Bagheria. Bagheresi, infatti, sono gli Scaduto ma anche Michele Modica e Andrea Fortunato Carbone, fratello del neo pentito, che a Toronto erano sfuggiti ad un agguato. Nel 2004 qualcuno aveva tentato di ammazzare Modica all’interno di un ristorante. Forse perché vrebbe cercato di guadagnarsi uno spazio nel mondo del gioco d’azzardo, finendo per scontrarsi con gli interessi di Peter Scarcella, emigrato due decenni fa con la famiglia da Castellammare del Golfo a Toronto. “Loro (gli Scaduto ndr) erano diciamo in un primo momento associati a Peter Scarcella solo che poi – ha spiegato Carbone – si sono presi tutti sti pizzi, sti cose a Montreal e Toronto e a Peter Scarcella l’hanno lasciato fuori non dandogli il guadagno di qualche cosa, non so cosa, e quello si era un poco arrabbiato, gli ha fatto fare l’agguato a Michele Modica, però non è che era per mio fratello e per Michele Modica… io quello che mi ha raccontato Scaduto, mi ha detto: io e tuo fratello stavamo seduti che stavamo bevendo qualcosa a tavola e Pietro era nel retrobottega che parlava con qualcuno…. e nel frattempo arriva il gruppo di fuoco”.

L’avvocato
Gli investigatori ritengono che l’ordine di ammazzare i due spagnoli sia partito dal Canada. Carbone aveva già raccontato che gli Scaduto “mantengono costanti contatti con un avvocato canadese con cui intrattengono telefonate”. Ora ha aggiunto: “Questo avvocato è il perno centrale… chi è che li ha tirati fuori dal carcere a loro?… io mi ricordo che una volta questo avvocato mi ha chiamato a Long Island e mio fratello chiamava a lui e lui chiamava a me, faceva confidential line… questo avvocato ci mandava anche i soldi a Ferdinando… bastava che ci mandavano meno di mille euro, di mille dollari non si veniva a scoprire niente, perciò loro mandavano sempre 999 dollari e ogni otto giorni si potevano prendere i soldi… è un tipo di vaglia…”.

 


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