Mafia, operazione dei carabinieri | Chi sono gli indagati - Live Sicilia

Mafia, operazione dei carabinieri | Chi sono gli indagati

Le accuse per gli arrestati sono di associazione mafiosa, traffico di droga e detenzione illegale di armi e munizioni.

ENNA – I carabinieri di Enna hanno eseguito una serie di arresti di esponenti della cosca mafiosa di Pietraperzia. L’operazione, coordinata dalla Dda di Caltanissetta, vede impegnati oltre 80 militari, supportati da unità cinofile per la ricerca di armi e droga, e da un elicottero del Nucleo di Catania. Le accuse per gli arrestati sono di associazione mafiosa, traffico di droga e detenzione illegale di armi e munizioni. L’indagine ha permesso di fare luce sulle dinamiche mafiose di Cosa nostra nell’ennese, zona in cui il clan esercitava il suo potere attraverso le richieste di pizzo e intimidendo e minacciando chi si ribellava. Ulteriori particolari dell’indagine saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle 11 presso il Comando provinciale Carabinieri di Enna.

Nell’operazione antimafia dei carabinieri nell’ennese, denominata Primavera, sono stati arrestati, Bonfirraro Liborio, nato nel ’60, Salvatore Bonfirraro, nato nel ’68, Salvatore Calvino del ’79, Vincenzo Capizzi, del’79, Claudio Di Blasi, del ’77, Giuseppe Marotta del ’59, Vincenzo Monachino, del’ 67, Giuseppe Piccicuto, del ’68, Calogero Siciliano, del ’72, Filippo Viola, del ’65. 

Sono dieci le ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite dai carabinieri di Enna che, coordinati dalla Dda di Caltanissetta, indagavano sulla cosca mafiosa di Pietraperzia. L’inchiesta, partita nel 2011, ha permesso, anche attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, di ricostruire le dinamiche mafiose della zona e ha azzerato il clan dei fratelli Giovanni e Vincenzo Monachino, entrambi già condannati per associazione mafiosa. La cosca, dopo gli arresti degli anni scorsi, si era riorganizzata. Dall’indagine è emersa una costante pianificazione di attività criminali (rapine, estorsioni, traffici di droga, attentati e danneggiamenti) e una grossa disponibilità di armi. In più occasioni sarebbero state organizzate vere e proprie esercitazioni di tiro presso improvvisati poligoni nelle campagne di Pietraperzia. Il clan, inoltre, controllava la criminalità comune, interveniva per dirimere le controversie tra privati cittadini ed era informato in tempo reale delle iniziative delle forze dell’ordine nel paese. Tra i taglieggiamenti scoperti quello a un’impresa edile aggiudicataria di un appalto pubblico di 6 milioni di euro, riguardante la manutenzione dell’autostrada A/19. Il clan ha anche imposto l’assunzione di alcuni soggetti appartenenti o vicini alla famiglia mafiosa di Pietraperzia a una società che ha vinto vari appalti per il rifacimento della rete idrica di alcuni comuni dell’ennese. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati grossi quantitativi di cartucce di vario calibro, un’apparecchiatura per la costruzione di cartucce per pistola 7.65 e varie parti di armi che, una volta assemblate, venivano utilizzate come armi da fuoco. (ANSA)

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