Il boss al 41 bis prende la parola:| "Signor giudice sono innocente" - Live Sicilia

Il boss al 41 bis prende la parola:| “Signor giudice sono innocente”

Gregorio e Domenico Palazzotto

Gregorio Palazzotto, considerato il capomafia dell'Arenella, è imputato per estorsione

PALERMO – Casa circondariale L’Aquila. Il detenuto collegato in videoconferenza con il Palazzo di giustizia di Palermo chiede di parlare. Gregorio Palazzotto è stato condannato in appello a vent’anni, dal 2014 è detenuto al regime del carcere duro, il 41 bis, ora è imputato in un nuovo processo per un’estorsione che dice di non avere commesso. Ci tiene parecchio a difendersi.

Nega di avere imposto il pizzo ad un traslocatore e nel contempo prova ad allontanare da sé l’immagine del mafioso che le indagini e i processi hanno fatto emergere. Lui prima di finire in carcere gestiva una piccola impresa di trasporti e si rivolgeva al traslocatore per farsi dare una mano. I soldi di cui si parla nelle intercettazioni erano frutto di un patto commerciale. Altro che mafia, altro che pizzo: si lavorava per mandare avanti la famiglia.

È un’altra famiglia, quella mafiosa e non di sangue, che però secondo l’accusa Palazzotto ha guidato fino al 2014. Era l’anno del blitz Apocalisse. I carabinieri diedero un volto ai nuovi capi della mafia palermitana. All’Arenella comandava Gregorio Palazzotto, supportato dal cugino Domenico.

“Lavoravano” fianco a fianco. Eppure, a giudicare dalle parole intercettate durante i colloqui coni parenti, Gregorio aveva una pessima considerazione di Domenico. Di lui diceva: “… cornuto… si sta riparando dietro le sue spalle… hai capito… e io l’ho capita la situazione… poi quando esco io..”. Le “spalle” erano quelle di Giuseppe Corona, uomo chiave del blitz dei finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria e sotto processo con Gregorio Palazzotto.

Forse –  il principio di non colpevolezza vale per tutti – l’imputato come sta cercando di dimostrare il suo legale, l’avvocato Ferdinando Di Franco, non avrà commesso l’estorsione e la sua spiegazione convincerà il giudice per l’udienza preliminare. Per altre vicende estorsive è già stato condannato in primo e secondo grado. A Natale si davano un gran da fare e “ abbiamo acchiappato i belli soldi…”, diceva Palazzotto che controllava persino la spartizione dei dolci delle feste, le cassate. Un mafioso di nuova generazione, che aveva aperto un profilo Facebook. “Non fanno paura le manette, ma chi per aprirle si mette a cantare”. Ce l’aveva con i pentiti. 

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