PALERMO – I mafiosi di Agrigento parlavano male dei boss palermitani. Criticavano il loro mancato rispetto delle tradizioni. Al contempo, però, si guardavano bene dal pestare loro i piedi.
Un particolare che emerge dalle parole di Giuseppe Quaranta, ex capomafia di Favara che, dalla fine di gennaio, ha cominciato a collaborare con i magistrati. L’indagato ha ammesso di avere rivestito un ruolo di vertice nel clan, ha parlato di estorsioni e di traffico di stupefacenti e ha indicato i capimafia della provincia.
“Qualcuno si era messo in testa di piazzare macchinette videopoker lontano dalla provincia di Agrigento. “Mi ha chiesto di portare tramite… macchinette nella zona di Catania ci dissi ma tu si pazzo – ha messo a verbale lo scorso 31 gennaio – come ce li porti le macchinette a Catania… devi andare ad attaccare guerra lì… non ti basta la provincia di Agrigento fatti un giro… iddu pretendeva delle cose allucinanti perché andare a Catania o a Palermo entri nella fossa dei leoni… là ti mangiano appena dici una cosa di queste non sci più”.