Il pentito, Porta Nuova e la droga| Gli affari con un mister X romano - Live Sicilia

Il pentito, Porta Nuova e la droga| Gli affari con un mister X romano

Alessandro D'Ambrogio e Salvatore Asaro

Nuove rivelazioni del pentito mazarese Salvatore Asaro. Racconta i progetti di Alessandro D'Ambrogio. La droga doveva giungere a Palermo con lo stesso metodo dei narcos colombiani che la cospargono liquida nella stoffa delle valigie e nel legno delle barche. L'arresto del presunto capomafia ha bloccato i traffici o qualcuno, a Palermo, ha preso il suo posto?

PALERMO – Il “romano” ha già dato prova di affidabilità. In passato ha creato nella Capitale una stazione di posta della cocaina che giungeva dal Sud America per transitare verso il Mezzogiorno d’Italia. Era naturale che Salvatore Asaro pensasse di coinvolgerlo quando si rimise in affari con i boss palermitani.

Asaro oggi è un collaboratore di giustizia. Sta tracciando le nuove rotte della droga. Sta facendo i nomi di coloro che hanno avuto un ruolo nell’ambizioso progetto del clan di Porta Nuova. Affrancarsi dai grossisti napoletani. Costruire un canale diretto per importare la cocaina dai narcos sudamericani senza dovere passare dalla Campania. Sarebbe diventato il chiodo fisso di Alessandro D’Ambrogio, in carcere dal luglio 2013 con l’accusa di avere preso le redini del potente mandamento mafioso e di gran parte della Cosa nostra palermitana. I verbali di Asaro sono zeppi di personaggi. Alcuni non stati ancora identificati, su altri le indagini sono serrate. A cominciare dal misterioso “romano”, in grado di mediare l’acquisto di grosse partite di droga.

Salvatore Asaro è il trafficante a cui il clan di Porta nuova si era affidato per rimpinguare le casse del mandamento. L’agenzia di pompe funebri della famiglia di Alessandro D’Ambrogio, a pochi passi dal mercato Ballarò, sarebbe stata la base operativa per gli ambiziosi piani del nuovo capo. Le sole estorsioni non bastavano più per finanziare la macchina di Cosa nostra: D’Ambrogio lo avrebbe intuito prima degli altri. E così avrebbe deciso, come ricostruito i carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo, di importare la droga dall’estero.

I suoi progetti, ad un certo punto, avrebbero incrociato la figura di Asaro, mazarese di 54 anni, uno che ha iniziato a fare affari – affari di droga – con i palermitani quando portava ancora i calzoni corti. Tre anni fa finisce di scontare una condanna e torna sul mercato, incrociando gli uomini di D’Ambrogio. Non sapeva chi fosse, ma ci volle poco per capire che tutto girava attorno a lui. Compresi i nuovi traffici di droga. Asaro racconta le trasferte in Spagna ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia. Parla dei contatti con un certo Vacca, un personaggio ancora non identificato, che “ci parla di questo discorso di fialette e via discorrendo… era un concentrato di coca, olio puro… Vacca mi dice: ‘Senti salvatore è più facile di cuocere un chilo di pasta’. Ci dissi allora ‘fa una cosa, scendi tu, sei ospite mio, stai in villa con me, qua ti faccio fare la bella vita, per portarmelo qua e imparare il sistema”.

Non solo Spagna. Asaro traccia le rotte che lo avrebbero dovuto condurre, con l’aiuto di Vacca, “in Brasile”, dove “portano le valigie con tutte quelle iniezioni che poi la raffina lui… con le valigie e le punture fatte nelle valigie… mettevano cinque, sei punture che era sei chili e poi lui ne estraeva sei chili…”.

Valigie e legno. Il legno delle navi, perché “i colombiani portano qualsiasi cosa. Si rompe la nave qui davanti, hanno la paratia, 24 volte questa stanza, tutta impregnata… poi rompono il motore… allora facendo queste punture nel legno, poi rompono il motore… entrano qua, basta avere una ditta che tipo rompe la paratia, devono estrarre il motore smontare”. Un lavoro pulito che, racconta Asaro, “me l’hanno proposto… questi di Gioia Tauro… e di farlo qua a Palermo”. Sud America, Calabria, Sicilia: ecco le tappe del progetto del clan di Porta Nuova per affrancarsi dai grossisti napoletani. Un progetto stoppato con l’arresto di D’Ambrogio o c’è qualcuno in grado di prenderne il testimone? Gli investigatori sono certi che la macchina di Cosa nostra non si fermi. Mai.

Subisce contraccolpi, ma si riorganizza, partendo dalle rete dei vecchi contatti. A cominciare dai personaggi, come Vacca, ancora da identificare. O come il “romano” di cui Asaro conosce l’esistenza e su cui si concentrato le indagini dei pubblici ministeri.

 


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