Nuova mafia e vecchi padrini | Resuttana, Pippo Calò nel libro paga - Live Sicilia

Nuova mafia e vecchi padrini | Resuttana, Pippo Calò nel libro paga

Pippo Calò e Giuseppe Fricano

Del padrino di Porta Nuova, in carcere da 30 anni, e dei suoi familiari si sarebbe preso cura Giuseppe Fricano, indicato come uno dei capi della nuova mafia palermitana. Perché l'organizzazione non dimentica i padrini che hanno fatto la storia di Cosa nostra.

IL RETROSCENA
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PALERMO – Agli anziani bisogna portare rispetto. E rispetto vuol dire soprattutto aiuto economico. Il cordone ombelicale non viene reciso. Mai. I nuovi boss devono occuparsi dei vecchi. A Giuseppe Fricano sarebbe toccato prendersi cura dei familiari di Pippo Calò a cui è legato da parentela.

Nel libro paga della mafia di oggi ci sono i nomi di coloro che hanno scritto l’orribile storia di Cosa nostra. E Calò, cassiere della mafia, padrino di Porta Nuova, ergastolano, in carcere dal 1985, è uno di questi. “È stato rilevato il legame intenso che Fricano – scrivono gli investigatori – mantiene con la moglie del capomafia, Rosaria Mattaliano, e con lo stesso Pippo Calò, in favore del quale si occupa dell’assistenza legale e materiale”.

Fricano rompe la tradizione. Se è stato davvero lui il reggente del mandamento, come sostengono i pm Teresi, Del Bene, Luise, Paci, Picozzi e Scaletta, per la prima volta non c’era un uomo dei Madonia alla guida del clan di Resuttana. Perché è a Porta Nuova che Fricano affonda le sue radici. È sposato, infatti, con una Calò. Il suocero è cugino dell’anziano capomafia. E la parentela gli sarebbe servita per ottenere rispetto e fiducia. Gioacchino Intravaia, che con Fricano si sarebbe scontrato nella lotta per il potere, ne parlava con Giuseppe Bonura. Entrambi, come Fricano, sono stati arrestati nel blitz dei 91. I due affrontavano il tema delle parentele. Bonura: “… quello a che non è nessuno a che diventa… il nipote… il figlio del cugino di quello… va bene… questo… che è parente dell’autista di Totò Riina… quello il Biondino… questo il meccanico Giuseppe è imparentato con quello…”. Intravaia teneva a precisare che “è imparentata sua moglie no lui… nipote a largo, di un cugino cioè è figlia di un cugino di Calò”. Aveva tutto l’interesse a sminuire il peso della parentela. Nella battaglia per piazzarsi al vertice del mandamento alla fine, però, ebbe la peggio.

E così Fricano, incensurato, gestore di un’officina Fiat all’incrocio tra le vie Libertà e Francesco Paolo di Blasi, sarebbe diventato l’uomo forte a Resuttana. Senza mai dimenticare le origini. È lui ad accompagnare la moglie del vecchio capomafia in trasferta per i colloqui. La chiamava “zia”, anche se non lo era. Quando nel 2012 Pippo Calò, detenuto ad Ascoli, fu colpito da infarto e trasferito in ospedale ad Ancona, Fricano si mise subito a disposizione. Fu lui a parlare con l’avvocato per fare ottenere a “Zia Rosaria” il permesso di incontrare il marito. E la signora Calò era felicissima di averlo accanto. Peccato che Fricano fu costretto a limitarsi a mandare un “abbraccio forte allo zio Pippo”. Avrebbe voluto incontrarlo, ma il detenuto, come lui stesso diceva, era “blindatissimo”.

 


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