PALERMO – Il summit della nuova cupola, il 29 maggio scorso, si è svolto a Baida. Impossibile che mancasse il padrone di casa. E cioè il capo del mandamento di Passo di Rigano.
I poliziotti della Squadra mobile nel blitz di martedì scorso hanno arrestato Giovanni Sirchia che, però, stando al racconto del neo pentito Francesco Colletti, non aveva i gradi per partecipare alla riunione. Ed infatti restò ad aspettare fuori dalla vecchia casa di Baida, sede dell’assise mafiosa.
Dalle indagine è emerso che la nuova cupola doveva riunirsi di nuovo per sciogliere il nodo delle nomine in alcuni mandamenti palermitani, mentre Filippo Bisconti, pure lui oggi pentito, aveva una sorta di delega a rappresentare i mandamenti della provincia. A conti fatti le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo dicono che alla commissione provinciale di Cosa Nostra hanno partecipato Calogero Lo Piccolo per Tommaso Natale, Leandro Greco per Ciaculli, Settimo Mineo per Pagliarelli, Gregorio Di Giovanni per Porta Nuova, Francesco Colletti per Villabate. I mandamenti palermitani non rappresentati da un capo, dunque, sulla base dei dati finora resi noti, erano Santa Maria di Gesù, Noce, Boccadifalco e Passo di Rigano.
Impossibile che sia stata scelto un mandamento senza capo per ospitare la riunione. Nei verbali omissati di Colletti e Bisconti si cela probabilmente anche l’identità dell’uomo forte di Passo di Rigano che, qualora per prudenza avesse scelto di non parteciparvi in prima persona, deve avere delegato qualcuno a rappresentalo in commissione.
Passo di Rigano ha un forte valore simbolico. È il regno degli scappati, tornati uno dopo l’altro a Palermo una volta archiviata la pagina corleonese di Cosa Nostra. I capimafia di oggi dialogano con loro. In particolare con Francesco Inzerillo, soprannominato “Franco ‘u truttaturi” e Tommaso Inzerillo. Il segno dei tempi è che la più autorevole voce del dialogo è quella di Settimo Mineo, fedelissimo di Nino Rotolo, e cioè del padrino di Pagliarelli che era pronto alla guerra pur di tenere gli scappati lontano dalla Sicilia. Francesco e Tommaso sono rispettivamente il fratello e il cugino di Totuccio Inzerillo il quale, dopo che i corleonesi massacrarono Stefano Bontate, credeva di poterla fare franca forte dei milioni dei dollari che era capace di fare circolare grazie agli affari della droga.
Ed è sempre nella zona di Passo di Rigano, dove da alcuni mesi è tornato libero Giovanni Buscemi dopo avere scontato una lunghissima condanna, che le ultime indagini hanno monitorato strani intrecci. Il 29 settembre Giuseppe Giuliano, indicato come emissario di Calogero Lo Piccolo, organizza un incontro fra il capomafia e un personaggio misterioso. L’intermediario è Alfonso Gambino, altro cognome che richiama la vecchia mafia fuggita in America dove ha fatto fortuna.
Di cosa hanno discusso? In una successiva intercettazione fra Giuliano e Lo Piccolo si parla di soldi da investire. Dove? Probabilmente a Bologna, dove un vecchio amico ha fatto fortuna con i “ristoranti” e in estate torna in Sicilia per le vacanze “con un Maserati comprato qualche centocinquantamila euro”. Uno “di Passo di Rigano”.