PALERMO – Beni per un valore complessivo di circa 8 milioni di euro sono stati sequestrati dal Nucleo investigativo dei Carabinieri di Palermo a Francesco Raspanti, 46 anni, arrestato nell’ambito dell’operazione “Reset”, attualmente ai domiciliari. Il provvedimento è stato emesso dalla Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, su richiesta della Procura della Repubblica. L’attività investigativa, svolta attraverso complessi accertamenti patrimoniali, ha consentito di individuare un ingente patrimonio che sarebbe stato illecitamente accumulato dall’indagato. Il provvedimento di sequestro riguarda anche una cospicua quota di partecipazione nel Bagheria calcio.
Francesco Raspanti, ritenuto dagli investigatori un esponente di spicco della mafia Bagherese, fu arrestato nel 2014 con l’operazione Reset che portò in carcere 31 persone che imponevano il pizzo alle attività commerciali del comprensorio. Nel corso dell’operazione antimafia Raspanti era stato arrestato con l’accusa di estorsione aggravata. Secondo l’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Dino Petralia sarebbe emerso che Francesco Raspanti insieme al fratello imponevano alle aziende aggiudicatarie degli appalti pubblici a Palermo (lavori del passante ferroviario) e Bagheria (lavori per la realizzazione di una Chiesa e di un parcheggio pubblico), di rifornirsi di materiale edile nelle loro aziende.
*Aggiornamento dell’8/6/2015
Riceviamo e pubblichiamo alcune precisazioni a firma di Anna Rita Pedone, moglie di Francesco Raspanti, in merito al sequestro di beni:
“Raspanti Francesco in realtà non ha mai subito condanne passate in giudicato in ordine a reati di allarme sociale ovvero relativamente a reati di criminalità organizzata e, allo stato, trovasi agli arresti domiciliari in quanto imputato nell’ambito di un unico procedimento penale che ancora non si è concluso, con la conseguenza che, fino a quando non intervenga un’affermazione di responsabilità penale con sentenza irrevocabile, vige in suo favore il principio della presunzione di innocenza”.
“Il valore di otto milioni di euro attribuito al compendio di beni sottoposti a sequestro – dice Anna Rita Pedone – è assolutamente privo di alcun fondamento con la conseguenza che la notizia di cronaca divulgata, sul punto, non risponde alla realtà dei fatti ed infatti: Raspanti Francesco aveva subito di già un sequestro di beni (decreto misure di prevenzione del 12-11-14) nell’ambito del quale erano stati sottoposti a sequestro i medesimi immobili elencati nell’ulteriore sequestro; l’unico cespite oggetto di nuovo sequestro è costituito dal complesso di beni aziendali della “Centroedile s.r.l.” che il Raspanti aveva venduto, con regolare atto notarile, a terzo soggetto nel maggio del 2010 ma per un importo documentato di trecentomila euro, certamente ben lontano dagli otto milioni di euro cui si accenna nell’articolo; la partecipazione al 45% del capitale sociale della “Societa’ Dilettantistica Bagheria Calcio s.r.l.”, societa’ senza alcun scopo di lucro, ha un valore di circa € 1.125,00 ove si consideri che tutto il capitale sociale ammonta ad € 2.500,00, conseguentemente si contesta l’articolo nella parte in cui si fa riferimento al fatto che ‘riguarda anche una cospicua quota di partecipazione nel Bagheria calcio'” .
“Il fratello di Raspanti Francesco, Raspanti Giancarlo, è soggetto assolutamente incensurato – prosegue la donna – e privo di alcuna pendenza giudiziaria ed è stato socio del fratello per una quota minoritaria del 20% soltanto per tre anni, con la conseguenza che, tranne che per tale periodo, non è mai stato cointeressato alle attivita’ imprenditoriali del fratello Francesco”.