Zarcone e la lunga stagione dei summit | Il neo pentito al tavolo della nuova Cosa nostra - Live Sicilia

Zarcone e la lunga stagione dei summit | Il neo pentito al tavolo della nuova Cosa nostra

Alcune immagini dei summit a cui partecipò Antonino Zarcone

Nella Cosa nostra che ha provato a riorganizzarsi, rispondendo alle raffiche di arresti, Antonino Zarcone ha avuto un ruolo di primo piano. Ecco perché sono in tanti a tremare per il suo pentimento. (di Riccardo Lo Verso)

PALERMO – Una sfilza di summit per ridisegnare gli assetti della Cosa nostra palermitana. Una serie di scatti ha fotografato la stagione di grande fermento. I mafiosi non sono rimasti a guardare. Si sono incontrati, hanno discusso di affari e messe a posto. Nella Cosa nostra che ha provato a riorganizzarsi, rispondendo alle raffiche di arresti, Antonino Zarcone ha avuto un ruolo di primo piano.

C’era anche lui in alcune delle riunioni organizzate dai mafiosi che sceglievano i ristoranti nella speranza di non dare nell’occhio. Ed invece i carabinieri li aspettavano fuori dai locali. Macchine fotografiche in pugno.

Zarcone c’era, dunque, ed è per questo che la sua decisione di collaborare con la giustizia è una batosta per la mafia di Palermo e provincia. Basta scorrere l’elenco dei nomi di coloro che hanno partecipato ai summit per rendersi conto della caratura di Zarcone e dei segreti che ha iniziato a raccontare. Siamo davvero all’inizio del suo percorso, manifestato stamattina nel corso del processo che lo vede imputato. Il primo verbale, quello in cui su dice pronto a rompere con il passato, è di ieri. Un fine settimana tormentato. Poi, la decisione di saltare il fosso che, evidentemente, maturava da tempo.

Il 12 marzo 2011 Tommaso Di Giovanni, Nicola Milano (erano loro in quel momento, secondo l’accusa, a comandare a Porta Nuova e Palermo Centro), Tonino Messicati Vitale (indicato come reggente della famiglia di Villabate), e Zarcone (già con i gradi di capomafia di Bagheria) sedevano al ristorante Don Ciccio. Era la testimonianza, sostennero i carabinieri, dell’esistenza di un asse fra le famiglie mafiose della provincia e quelle che comandano sulla parte centrale di Palermo. Avrebbero discusso di affari e investimenti.

Il 7 giugno del 2011 al ristorante “Ma che Bontà” di via Emilia, a Palermo, arrivarono uno dopo l’altro pezzi da novanta della nuova mafia. C’erano sempre Di Giovanni, Milano, Zarcone e Messicati Vitale ma la lista dei partecipanti comprendeva pure Giulio Caporrimo, reggente del mandamento di Tommaso Natale, Cesare Lupo di Brancaccio, Luigi Giardina, cognato di Gianni Nicchi, Fabio Chiovaro della Noce e Gaetano Maranzano, reggente della famiglia di Cruillas. E arrivò pure lui, Zarcone.

Il 5 novembre 2011 cambiarono location. Stavolta si spostarono da “Peppino” a Mondello. Ad un tavolo del ristorante erano seduti Caporrimo, Milano, Di Giovanni, Zarcone, Messicati Vitale e Alessandro D’Ambrogio. Quella volta, però, non fu un summit di mafia, ma un incontro dal fortissimo valore simbolico. Caporrimo aveva radunato parenti e amici per festeggiare un lieto evento familiare. Zarcone, dunque, veniva considerato uno di famiglia. Uno che meritava rispetto a tal punto da essere accolto a cenare accanto a Caporrimo e D’Ambrogio. Entrambi sono da tempo tornati in carcere, ma nella parentesi di libertà, secondo i pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, si erano ripresi in mano gran parte della città.

Ma era la polleria di Giuseppe Di Marco, un insospettabile commerciante, il luogo privilegiato dal clan di Porta Nuova per mettere a punto le strategie. Tommaso Di Giovanni, Nicola Milano e Antonino Zarcone erano di casa e furono più volte fotografati fino a pochi giorni prima del blitz di dicembre 2011 quando finirono tutti in manette.

Altre riunioni registrarono l’apertura del confronto anche le famiglie dell’Arenella e dell’Acquasanta, confermando che il progetto per la nuova Cosa nostra coinvolgeva tutte le famiglie di Palermo e provincia. Di quella stagione Zarcone conosce i segreti e gli equilibri che hanno portato anche ad omicidi eclatanti.

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