Avranno pure perso la guerra di mafia degli anni Ottanta, saranno pure “scappati”, ma fanno affari, hanno le mani in pasta. Anche a livello internazionale. E non esiterebbero a trattare anche con il vecchio clan nemico dei Corleonesi per mandare avanti il business. E’ quanto emerge dall’operazione “Mixer-Centopassi” del Ros dei carabinieri che riporta alla ribalta la famiglia Badalamenti, in particolare Leonardo e Gaspare Ofria, rispettivamente figlio e nipote dello storico don Tano, boss di Cinisi.
Partendo da una truffa ai danni della Regione per ristrutturare un agriturismo di Polizzi Generosa, infatti, i carabinieri sono arrivati fino in Venezuela, dove hanno scoperto un giro di falsi bond per un valore di oltre un miliardo di dollari. Sono state così emesse venti ordinanze di custodia cautelare in carcere (di cui due ancora da eseguire) per associazione mafiosa, falso, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo mafioso, tentata truffa e corruzione aggravate dalla transnazionalità dei reati. Inoltre, sono stati sequestrati beni per un valore di cinque milioni di euro (due società edili toscane e l’agriturismo di Polizzi).
Un’operazione molto complessa, con interventi in Toscana, Sicilia e Puglia, ma anche Spagna, Venezuela e Brasile (dove oltre a Leonardo Badalamenti sono stati fermati altri sei indagati). L’indagine era stata avviata nei confronti di alcuni imprenditori edili siciliani Gandolfo Zafarana (presunto elemento di spicco della famiglia di Polizzi Generosa) e Gaspare Ofria, attivi in Toscana (quest’ultimo, ed è solo una curiosità, ha persino acquistato, ristrutturato e poi rivenduto – niente di meno che al regista di Guerre Stellari, Lucas – un convento). Erano emerse infiltrazioni in alcuni appalti pubblici, gli interessi dei due nella ristrutturazione dell’agriturismo Santa Venera di Polizzi. Che sarebbe stata eseguita a costo zero, grazie ad una truffa ai danni della Regione. Con intercettazioni e pedinamenti, sarebbero stati poi accertati rapporti tra gli imprenditori ed i fratelli Antonio e Saverio Maranto, uomini d’onore della famiglia di Polizzi (contrapposta negli anni Ottanta ai Badalamenti) e con Angelo Schillaci (boss della famiglia di Campofranco, in provincia di Caltanissetta). Gli investigatori suppongono che queste strane alleanze, tra famiglie storicamente antagoniste, siano dettate dall’esigenza di recuperare uomini di antica affidabilità, soprattutto in funzione del traffico internazionale di droga.
Ma Ofria era anche in contatto con suo cugino Leonardo Badalamenti, residente da anni in Venezuela. I militari hanno scoperto – secondo una prima ricostruzione – che lì Badalamenti era a capo di un sodalizio transnazionale per la negoziazione di falsi bond e l’apertura di crediti in diversi Paesi. Un business che avrebbe gestito grazie anche alla compiacenza di un funzionario corrotto del Banco Centrale del Venezuela. Un gigantesco tentativo di truffa ai danni di filiali della Honk Kong Shangai Bank, della Lehman Brothers e di una banca d’affari britannica, per oltre un miliardo di dollari. Qui, entra in gioco la componente spagnola del sodalizio, in contatto con il faccendiere Carmelo Spataro (referente di Badalamenti) e l’imprenditore pugliese Emanuele Ventura (rappresentante di un gruppo di investitori italiani e titolare di rapporti bancari all’estero). Proprio grazie all’operazione Mixer-Centopassi e all’intervento delle polizie straniere è stato possibile bloccare le operazioni finanziarie.