PALERMO – Processo da rifare per Vito Nicastri. La Cassazione accoglie il ricorso della Procura di Palermo e annulla con rinvio l’assoluzione del “re del vento” dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Nuovo processo per vito Nicastri, scagionato il fratello
Al termine del processo di appello i fratelli Roberto e Vito Nicastri erano stati condannati rispettivamente a 2 anni e 8 mesi e a 4 anni e 2 mesi di carcere per la sola intestazione fittizia.
Ora i supremi giudici hanno accolto senza rinvio il ricorso per entrambi i fratelli (dunque Roberto Nicastri, difeso dall’avvocato Giovanni Di Benedetto, esce definitivamente dal processo), ma contestualmente hanno anche accolto quello dei pm della Direzione distrettuale antimafia rinviando alla Corte di Appello per il solo Vito Nicastri: sarà di nuovo processato per concorso esterno. In primo grado avevano avuto 9 ciascuno.
Le altre posizioni
Annullata con rinvio anche l’assoluzione dell’agronomo Melchiorre Leone (in appello era stata ribaltata la condanna a 9 anni e 4 mesi). Sarà celebrato un nuovo processo di secondo grado. Diventa definitiva la condanna a 12 anni per Girolamo Scandariato.
Assolto del tutto – annullamento senza rinvio della condanna a 9 anni – per Giuseppe Bellitti (era imputato per mafia e in primo grado era stato assolto).
I mafiosi, così ricostruirono i carabinieri del Nucleo investigativo di Trapani, del Raggruppamento operativo speciale e gli agenti della Dia, erano diventati imprenditori. Differenziavano gli affari: dalla produzione di legnami alla ristorazione.
“Il signore del vento”
Vito Nicastri, conosciuto come “il signore del vento” per i suoi investimenti nell’eolico e a cui sono stati già confiscati beni per oltre un miliardo di euro, finì in carcere insieme ai mafiosi Michele Gucciardi, Salvatore Crimi, Gaspare Salvatore e Vito Gucciardi.
Sono i boss che avrebbero guidato le famiglie mafiose di Salemi e Vita, storiche alleate dell’inafferrabile Matteo Messina Denaro che ne avrebbe goduto dell’appoggio economico nell’arco della sua lunga latitanza.
Secondo la ricostruzione dei pm Gianluca De Leo e Giacomo Brandini, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Guido, Nicastri avrebbe messo le loro aziende a disposizione per gli affari sporchi dei boss trapanesi che erano già riusciti ad aggiudicarsi all’asta una tenuta di Giuseppa Salvo ed avevano messo gli occhi sulle proprietà del marito, Antonio Maria Salvo, nipote di Ignazio, l’esattore mafioso di Salemi. Da qui la contestazione di estorsione nei confronti di Leone.
Ha pagato tangenti
Qualche mese dopo arrivarono nuove grane giudiziarie per Nicastri che ammise di avere pagato tangenti a dirigenti e funzionari dell’assessorato all’Energia per ottenere il via libera ad alcuni impianti progettati insieme al professore Paolo Arata, suo socio in affari, ed esperto delle Lega nel settore delle energie alternative. Nicastri ha patteggiato due anni e dieci mesi per corruzione.