Mafia e voto di scambio, Paternò: confermata ordinanza per il boss

Mafia e voto di scambio a Paternò, il Riesame: nessuna scarcerazione

Il boss Morabito rimane ai domiciliari
I PROVVEDIMENTI
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PATERNÒ (CATANIA) – Niente scarcerazione per il boss dei Laudani in città Vincenzo Morabito. Il 63enne sta male da tempo e per questo il gip lo ha posto ai domiciliari con braccialetto elettronico. Le sue condizioni, però, ha stabilito il Riesame, non escludono che sino al 2022 fosse uno dei capi in città del clan.

Non cade, insomma, l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip. Il legale di Morabito, l’avvocato Antonio Fiumefreddo, adesso potrebbe impugnare l’ordinanza in Cassazione. Ma prima c’è da attendere, perché il Riesame deve ancora decidere sul ricorso della Dda.

Ma lo stesso vale anche per tutti gli altri indagati: confermate, dunque, le ordinanze di custodia cautelari.

Il voto di scambio

Oltre che di associazione mafiosa, è accusato dalla Dda di Catania di voto di scambio politico-mafioso con il sindaco Nino Naso, l’assessore Salvatore Comis e l’ex amministratore Pietro Cirino, ipotesi che non è stata riconosciuta dal gip nell’ordinanza. E sul punto pende il ricorso della Procura distrettuale catanese.

Morabito, va ricordato, oltre a essere un presunto referente dei “mussi i ficurinia” in paese; è anche uno dei personaggi coinvolti nel terremoto che ha travolto l’amministrazione comunale di Paternò. Dinanzi al gip, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

L’inchiesta prosegue

Dunque gli atti dell’inchiesta Athena, che è tuttora in corso, hanno superato il primo scoglio del Riesame. Morabito è ritenuto uno storico appartenente al clan, poi divenuto il reggente assieme a Salvatore Rapisarda. A lui è contestata l’associazione mafiosa per un periodo piuttosto lungo, dal 2015 al 2022. Con l’aggravante di aver diretto il clan. Sta di fatto che rimane agli arresti domiciliari.

C’è poi come detto quell’ipotesi di voto di scambio, che per il gip non ha retto. Va specificato che Morabito è stato detenuto fino al 2016. Da allora le sue condizioni di salute non sarebbero buone. Eppure le intercettazioni, sostanzialmente, farebbero emergere un quadro in cui comunque, lui, c’entrerebbe eccome con gli affari mafiosi in città.

Il gruppo dei Morabito-Rapisarda, per la Dda, sarebbe stato storicamente contrapposto degli “Assinnata”, l’articolazione territoriale dei Santapaola-Ercolano.


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