Mafia, il pestaggio choc alla Noce | Due condanne e tre assoluzioni - Live Sicilia

Mafia, il pestaggio choc alla Noce | Due condanne e tre assoluzioni

Un'immagine del pestaggio alla Noce

Si conclude il secondo processo. Già in due erano stati condannati per la vicenda della brutale aggressione al commerciante che si era rifiutato di pagare il pizzo. GUARDA IL VIDEO (ATTENZIONE IMMAGINI FORTI)

PALERMO – Due pene esemplari, come esemplare era stata la punizione che gli imputati avrebbero riservato al commerciante del rione Noce, picchiato con un martello perché aveva osato ribellarsi al pizzo. Ci sono, però, tre assoluzioni.

Sedici anni sono stati inflitti a Carlo Russo. Sedici anni e otto mesi per Giovanni Buscemi. Erano imputati per mafia ed estorsione. I loro nomi si aggiungono a quelli di Massimiliano Di Majo e Giuseppe Castelluccio già condannati in un altro processo a sedici anni ciascuno di carcere. Così come un minorenne.

Assolti, e subito scarcerati, Marco Neri (difeso dagli avvocati Tommaso De Lisi ed Elvira Rusciano, imputato solo di estorsione), Angelo De Stefano (avvocati Alessandro Martorana, Angelo Formuso e Giovanni Pecorella, era imputato di tentato omicidio), e il marocchino Chercki El Gana (avvocati Raffaele Restivo e Alessandro Ticli, era accusato di tentato omicidio).

Regge, dunque, solo nella parte relativa all’imputazione di mafia ed estorsione la ricostruzione dei poliziotti della Squadra mobile e dei pubblici ministeri (il procuratore aggiunto Vittorio Teresi e i sostituti Gianluca De Leo, Francesco de Bene, Amelia Luise e Anna Maria Picozzi). Almeno in questo processo visto che in quello precedente la stangata era arrivata anche per il tentato omicidio.

Il pestaggio avvenne in pieno giorno, il 2 novembre 2013. Un’azione dimostrativa per fare capire a tutti che la regola del pizzo restava ferrea. E nessuno poteva violarla. E invece, nonostante le botte, dal quartiere Noce di Palermo era arrivato un esempio di ribellione. Certo il peggio poteva essere evitato se solo il commerciante avesse vinto la paura rivolgendosi subito alle forze dell’ordine.

Otto persone finirono in manette con l’accusa di tentato omicidio. A cominciare da Castelluccio, che a soli 37 anni sarebbe diventato il nuovo capomafia della Noce. Da falegname a presunto boss. Il blitz della sezione Criminalità organizzata della Squadra Mobile prese le mosse dalle immagini di una videocamera di sicurezza.

Un piccolo negoziante, appena finita di scontare una pena, aveva deciso di aprire un negozio di detersivi nel cuore del popolare quartiere palermitano. E si sarebbe subito scontrato con il clan che gli contestò di non avere chiesto l’autorizzazione per aprire l’attività commerciale e di non essersi messo a posto. I boss pretendevano tremila euro, poi scontati del cinquanta per cento. E così scattò la spedizione punitiva ricostruita successivamente dallo stesso commerciante.

“Sei uno sbirro, un cornuto e sbirro”, gli urlavano. E giù botte con un grosso martello: “Ricevuto il primo colpo all’occhio sono caduto per terra… mi colpiva come una furia ripetutamente alla testa e sentivo i calci che mi sferravano altre persone”. Anche il fidanzato della figlia del commerciante cercò di fermare la furia degli aggressori. Furono necessari due mesi di ricovero in ospedale per curare le ferite al volto e alla testa. Il ragazzo è stato due giorni in coma. Gli dovettero mettere una placca nel cranio.

Quando il commerciante venne avvicinato dagli esattori commise l’errore di cercare la mediazione di un amico che lo rassicurò: gli avrebbe fatto ottenere uno sconto. Poi, il rifiuto: non pago. E quella frase: “Vi denuncio”. E così al negozio si sarebbe presentato Castelluccio, a cui disse che voleva cambiare vita. Il negoziante disse allora che era stato alla polizia. Era un bluff, ma la spedizione punitiva scattò lo stesso. Si presentarono più persone davanti al negozio.

Secondo i difensori degli imputati oggi assolti, però, non tutti presero parte alla brutale aggressione, ma al contrario i loro assistiti avevano tentato di evitare il peggio. Nel caso di Neri, che rispondeva di mafia ed estorsione – sarebbe stato lui ad avviare la trattativa per la messa a posto – grazie alla consulenza dell’ingegnere Giuseppe Muscarella, i legali hanno dimostrato che non si era potuto incontrare con il commerciante nel luogo e nel giorno indicato dalla stessa vittima.

Oggi le condanne al processo in cui il commerciante si era costituito parte civile con l’assistenza degli avvocati Salvatore Forello, Salvatore Caradonna e Valerio D’Antoni. Riconosciuto il risarcimento danni alle altre parti civili: Centro Studi Pio La Torre, Addiopizzo, Federazione Antiracket, Confcommercio Palermo, Confindustria Palermo, Associazione Antonino Caponnetto

 


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