"Mafiosi con il reddito di cittadinanza": 19 richieste di rinvio a giudizio - Live Sicilia

“Mafiosi con il reddito di cittadinanza”: 19 richieste di rinvio a giudizio

Tutti i particolari.

AGRIGENTO – Persone condannate definitivamente per mafia, parenti, la moglie di un collaboratore di giustizia e anche pregiudicati accusati di essere trafficanti di droga. Tutti percepivano il reddito di cittadinanza. Il sostituto procuratore della Repubblica Gloria Andreoli ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 19 presunti “furbetti” del reddito di cittadinanza.

La prima udienza

La prima udienza preliminare, dopo una serie di rinvii dovuti a impedimenti e al trasferimento di un giudice, è stata fissata il prossimo 13 giugno. Si tratta di: Ignazio Sicilia, Enzo Quaranta, Luigi Messana, Giovanni Calogero Scozzaro, Carmelina Virone, Paola Quaranta, Calogera Sferlazza, Rosalia Calacione, Lucia Cacciatore, Maria Spoto, Sergio Cusumano, Pasquale Alaimo, Maria Rita Cutaia, Vincenza Genco, Angelo Pirrera, Gesua Presti, Carmelina Signorina Gelo, Rita Spallino, Monia Russello. Ad alcuni di loro viene contestato l’aver ottenuto l’erogazione del beneficio nonostante avessero riportato delle condanne per associazione mafiosa, che sono ostative per legge. E’ il caso di Pasquale Alaimo, che ha scontato 13 anni dopo essere stato ritenuto tra i soggetti più “vicini” all’ex capo provinciale di Cosa Nostra Maurizio Di Gati; Ignazio Sicilia, originario di Favara, condannato nell’inchiesta antimafia “San Calogero”; Giovanni Calogero Scozzaro, di Campofranco ma residente a Casteltermini, coinvolto nell’operazione Kamarat; Luigi Messana,canicattinese, arrestato e condannato nell’ambito dell’operazione Agorà che fece luce sulla rete del boss Giuseppe Falsone nella realizzazione del centro commerciale di Castrofilippo; Enzo Quaranta, arrestato nell’operazione Face Off contro il clan della Bassa Quisquina. Diverso il caso di un altro indagato – Sergio Cusumano – che avrebbe dovuto comunicare il suo arresto nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Kerkent” nel quale e’ stato condannato a 12 anni e 8 mesi (in primo grado) per traffico di droga. Ad altri, coniugi o parenti di mafiosi, si contesta di avere omesso di dichiarare l’esistenza della condanna per incassare il reddito. Fra loro la moglie del collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta, arrestato nella maxi operazione Montagna, ad oggi ultimo pentito della mafia agrigentina.  All’udienza preliminare gli avvocati della difesa, tra i quali Giuseppe Barba, Salvatore Pennica, Davide Casà, Salvatore Virgone, potranno chiedere il giudizio abbreviato o il patteggiamento in alternativa al rito ordinario. 


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