PALERMO – La Cgil, per metterci la buona, l’ha sintetizzata così: la vicenda precari sottolinea “il fallimento del rapporto politico tra due partiti importanti per il governo Crocetta, il Pd e l’Udc, che non riescono a trovare una sintesi su molti questioni, dal caso Humanitas, alla questione del riassetto istituzionale delle Province, alla vertenza precari”. E in effetti è questa l’aria che tira nel Palazzo, in una maggioranza sempre più sull’orlo di una crisi di nervi. Dove non c’è ormai solo un “casi Udc”, ben chiaro e pronto ad esplodere, ma anche una stratificazione di malcontento diffuso e di piccole e grandi faide interne che avvelenano l’aria attorno alla giunta e che lasciano presagire, dopo un dicembre che sarà caldissimo per le scadenze drammatiche da rispettare, un inevitabile cambiamento in arrivo con l’anno nuovo.
“Non dobbiamo starci per forza in maggioranza”, commentava un paio di giorni fa un politico di primissimo piano dell’Udc. Le polemiche e i dissapori con il governo e con qualche alleato si sono intensificate giorno dopo giorno. A partire dal caso Humanitas, che ha mandato su tutte le furie Gianpiero D’Alia mettendo in discussione la permanenza in maggioranza dei centristi. La polemica sulla clinica catanese ha ulteriormente accentuato i veleni tra ex compagni di partito, ossia Udc e Articolo 4, ormai ai materassi. E oggi i casiniani, continuamente bersagliati come “sovradimensionati” in giunta (hanno tre assessori, ma hanno perso strada facendo un bel po’ di deputati), non ne vogliono sapere di sacrificare la loro rappresentanza proprio in favore di Leanza e dei suoi. E il clamoroso strappo, che potrebbe portare l’Udc fuori dalla maggioranza, non è al momento da escludere. A complicare le cose, c’è anche il ruolo degli “alfaniani”, che si annusano con l’Udc e che potrebbero entrare nella partita anche in Sicilia, come già a Roma.
Domani un vertice di maggioranza con i capigruppo dovrebbe servire a serrare le file almeno in vista delle scadenze di fine anno. Per scongiurare disastri che potrebbero presentare conti altissimi.
Di certo, il countdown per il rimpasto è iniziato. E i vari attori, attorno a Crocetta, affilano le lame in vista della resa dei conti. Leanza, ad esempio, a Livesicilia ha criticato la condotta delle “assessore” Udc, sottolineando che bisognerà tenerne conto. Il Pd, dal canto suo, non molla la presa. Giuseppe Lupo solo pochi giorni fa è tornato a parlare dell’esigenza di di un rimpasto, spiegando a Livesicilia di non ritenere “sufficiente un piccolo aggiustamento”. L’appuntamento, già concordato con Rosario Crocetta, è proprio per gennaio.
In vista di una partita così delicata, il nervosismo cresce. E tra Pd e Udc il battibecco ormai si fa sentire ad alta voce. Come per esempio si è letto a proposito della riforma delle Province, con l’Udc critica verso la posizione del Pd, rappresentata dalla mediazione operata dal presidente di commissione Antonello Cracolici, che l’Udc Nicola D’Agostino ha definito “mai concordata né con l’assessore alle Autonomie locali, Patrizia Valenti, nè con il nostro partito”. Cracolici dal canto suo la mette così: “Io considero l’Udc un partner essenziale e ho il massimo rispetto. Evitiamo però di morire di tatticismi. Quando c’è un problema, questo si affronta, ed è quello che dissi quando sollevai la questione del rafforzamento politico della giunta, anche se qualche illustre amico e compagno della maggioranza ci accusò di ‘poltronismo’”.
Di mezzo c’è la delicatissima vicenda dei precari. I sindacati più vicini al governo, e la Uil in particolare, hanno già buttato la croce addosso a D’Alia. La exit strategy di Crocetta, se si dovesse arrivare a un clamoroso flop, magari per una bocciatura del commissario dello Stato del ddl della giunta, potrebbe proprio essere questa. Ma è chiaro che il ministro non si lascerà mettere in un angolo e già venerdì su Repubblica D’Alia ha messo in guardia Crocetta: “Non reciti due parti in commedia, era informato di tutto”. Il ministro è poi tornato a ributtare la palla nel campo di Crocetta, augurandosi che la Regione “faccia la sua parte”. Altrimenti? Altrimenti “un’altra maggioranza non c’è e si va tutti a casa”. Lupo, ancora lui, aveva intanto invitato Crocetta e D’Alia a smetterla di litigare. Anche perché, la situazione dei precari è così delicata che o si fa quadrato tutti assieme o la frittata è bella che pronta, visto che una cinquantina di Comuni siciliani hanno i conti così malmessi da non potersi nemmeno permettere le proroghe a fine anno.
Brutta aria, insomma. Che si incrocia con altre tensioni e malesseri, come quelli che covano persino dentro i gruppi più vicini al presidente. Basta guardare alle bacchettate di Marco Forzese, Drs deluso, che parla di “rivoluzione mancata” di Crocetta. E questa sarebbe solo la punta dell’iceberg, dicono. A questo punto, superate le nebbie di dicembre, con le pratiche bilancio, proroga dei precari e province che al momento non danno garanzie di lieto fine, le premesse per un big bang che stravolga gli equilibri di questa prima fase di legislatura ci sono tutte. Il rimpasto non potrà che essere robusto. E in molti scommettono che anche la dirigenza regionale, fino ai massimi livelli, conoscerà un massiccio giro di valzer.