Giusto Catania, assessore alla Mobilità e custode della visione di una Palermo pedonalizzata, ecologica e senza troppo ‘ciaffico’: cosa succede a Palazzo delle Aquile e dintorni, a cominciare dagli stracci in volo sulla Ztl?
“Succede, ed è ormai evidente, che nella coalizione si lavora su prospettive politiche diverse. ‘Italia Viva’ intende costruire un centro moderato? Legittimo, io non ci sto e mi pare obbligatorio che la sinistra lavori a un processo diverso”.
Lei non ci sta?
“Come potrei? E poi il centro non esiste più. Oltretutto, io non starò mai con Forza Italia e con gli eredi di Cuffaro. Sono schieramenti a cui attribuisco gravissime responsabilità politiche e un sistema di potere incompatibile con me e, ritengo, anche col sindaco Orlando”.
E lei che ne sa, scusi?
“Non credo che Orlando, che ha prodotto rotture importanti, che ha costruito la Primavera di Palermo, voglia consegnare questa eredità ai suoi nemici storici. Credo che debba scegliere e che sceglierà bene, per continuare in coerenza un cammino che non si deve arrestare”.
Sostiene il segretario provinciale del Pd, Rosario Filoramo, che il sindaco è stanco, che il sindaco è solo…
“Invece continua ad avere un ruolo centrale, nel presente e nel futuro. Non può candidarsi, non può essere clonato, ma Orlando potrà essere il garante di una continuità di programma”.
Lei come se la immagina questa continuità?
“Bisogna lavorare a una coalizione sociale e culturale che metta insieme, oltre a diverse realtà sociali ed associative, sinistra, orlandiani, Pd e la parte migliore del Movimento Cinque Stelle. E che abbia una fisionomia precisa”.
Quale?
“Per la città che accoglie, che si occupa dei deboli piuttosto che andare dietro alle multinazionali che puntano a costruire gli inceneritori per rifiuti. Una città che mantiene i servizi pubblici, investe contro i cambiamenti climatici e su opere pubbliche ecologiche come il tram, il cui cantiere darà lavoro a migliaia di persone”.
Allora lei sarà il candidato sindaco naturale di una simile aggregazione. Chi con maggiore convinzione di lei la rappresenterebbe alle prossime elezioni?
“No. Io sarei solo una parzialità di questo processo. Non mi candido a sindaco”.
Lo giura in aramaico?
“Mi basta essere chiaro così”.
C’è già chi punta, nel 2022, su un sindaco di centrodestra. Magari un leghista, un salviniano.
“Sarebbe una catastrofe, sia una coalizione a trazione forzista-cuffariana, sia una fascio-leghista, e dobbiamo evitare entrambe le opzioni a tutti i costi. Significherebbe buttare alle ortiche il cambiamento. Non possiamo permettercelo. Ecco perché stiamo già lavorando ad altro. Non voglio un sindaco di centrodestra che, con il tricolore, si fa bello delle opere che noi abbiamo rimesso in moto sottraendole all’abbandono e che lui, magari, ha aspramente criticato. I cantieri sono fondamentali. Meno male che abbiamo recuperato i cantieri abbandonati! O qualcuno pensa che le opere, che cambieranno la città, si facciano con la bacchetta magica?”.
Mi sembra, dal tono, che sarebbe pronto a un esorcismo…
“Sono molto preoccupato, a livello nazionale ed internazionale, per l’avanzata della destra autoritaria, per il nuovo fascismo. Il coronavirus, insieme al resto, rischia di trasformare la società in peggio, aumentando la paura dell’altro. Il distanziamento, col suo carico di solitudine sociale e politica, può essere la ragione di un individualismo pronto a introdurre elementi totalitari. C’è uno scontro globale in corso e le città sono roccaforti essenziali. La politica deve occuparsi di oggi con la capacità di leggere il passato e con lo sguardo proiettato al domani. Altrimenti diventa solo propaganda. Se avessimo ragionato con il respiro corto adesso non avremmo via Maqueda e il Cassaro pedonalizzati: piacciono tanto che molti pensano che siano strade senza macchine da sempre”.
Ma a lei Palermo, in questo momento, piace? A me no. Sono un panormosauro irredimibile perché vedo una città sporca e abbandonata?
“Abbiamo un sacco di lavoro da fare e ci sono cose che non piacciono nemmeno a me. Ma gli ostacoli fanno parte del processo di cambiamento. Le nostre amministrazioni sono state finora parentesi che hanno dovuto recuperare ritardi e disastri prodotti da altri sindaci, da Ciancimino a Cammarata. Ecco perché dobbiamo continuare per mettere il percorso in sicurezza. E lo stiamo facendo”.
Sì?
“Parliamo di cose concrete in cui mi sono impegnato anch’io. Il contratto di servizio di Rap non lascia più dubbi: per i prossimi quindici anni l’azienda si occuperà di rifiuti, incrementando la raccolta differenziata. Non ci possono essere più alibi: adesso bisogna pulire la città. Così potremo trovare altre soluzioni per le strade colabrodo. Trasporto pubblico: fino a cinque anni fa il parco macchine Amat aveva autobus con una media di diciassette anni di vita. Ora si è abbassata a due. Abbiamo investito sul tram. Mancano gli autisti? C’è il concorso. Bisogna accelerare le assunzioni, così si rende più efficiente il servizio. Sono cose concrete. Abbiamo insistito sulla scelta di civiltà dell’accoglienza che era giusta e che ha migliorato il turismo, perché i turisti preferiscono le città accoglienti. L’elenco è lungo”.
Ma lei cosa teme più di tutto?
“Temo la paura, e il virus può alimentarla, che porta alla violenza e al razzismo. Dobbiamo tenere alta la guardia”.