CATANIA – Sembrano passati ormai secoli dalle domeniche siciliane sognando un “tredici”. Cambiano i tempi e pure i giochi. Gratta e vinci, slot machine, 10, 10 e lotto. Bingo, scommesse sportive, poker on line. In quest’Italia schiaffeggiata dalla crisi, l’universo di chi è a caccia di combinazioni magiche “gioca” un ruolo importante. Lo Stato incassa, la tecnologia si evolve, il marketing fa la sua parte. Così, sempre più italiani soffrono di “ludopatia”. Una patologia riconosciuta tale dal Governo dopo anni di politica tesa a consolidare l’industria del gioco. A Catania, l’Unità Operativa Dipendenze patologiche diretta da Carmelo Mazza si occupa di chi, in provincia, intraprende percorsi terapeutici per guarirne. LEGGI I DATI
Con il decreto Balduzzi cosa è cambiato?
È una normativa che viene incontro ai bisogni sanitari della popolazione. In realtà, da una parte c’è uno Stato che incentiva ad un comportamento che può diventare patologico, dall’altra i servizi tesi a curare chi vive una situazione di disagio. Un atteggiamento, quindi, ambivalente da parte delle istituzioni anche se sicuramente sempre più utenti si rivolgono ai Sert. Nati per le tossico dipendenze, man mano stanno accogliendo non soltanto soggetti assoggettati ad alcol e droghe, ma anche pazienti con dipendenze senza sostanze, appunto i ludopatici.
Quando si parla effettivamente di dipendenza da gioco?
Nel momento in cui si vive quasi esclusivamente per giocare pensando, però, di avere la capacità di poter interrompere tale rapporto quando si vuole. E in realtà, invece, si tratta di una patologia cronica recidivante.
Le percentuali su Catania?
Ancora non sono parecchi coloro i quali, in provincia, si rivolgono all’Unità operativa complessa dipendenze patologiche alla quale afferiscono 10 Sert. E questo accade per vergogna o perché, come accennavo prima, la maggior parte pensa erroneamente di poter gestire la problematica senza l’ausilio di specialisti. Tuttavia, l’attività ha manifestato un notevole incremento nell’ultimo anno: nel 2012 sono stati, infatti, 151 i casi trattati. Molto frequenti quelli con doppia diagnosi: succede, cioè, che un tossico interrompa la dipendenza da sostanze stupefacenti e ne cominci un’altra, ad esempio da gioco. Con l’entrata in vigore della legge Balduzzi si nota inoltre che anche pazienti in età pensionabile cominciano a rivolgersi ai Sert, unità in cui generalmente afferiscono soggetti giovani. Basta pensare che dei 151 soggetti, 66 hanno un’età maggiore di 44 anni, 14 appartengono a una fascia di età compresa tra i 19 e i 24 anni, 12 tra 25 e 29, 21 tra 35 e 39 anni.
Si rivolgono a voi più uomini o donne?
In genere più uomini, ma solo per stigma sociale dato che ormai soffrono di ludopatia entrambi e in ugual percentuale.
Lo fanno spontaneamente?
Di solito ci contattano i familiari che vivono la problematica: vogliono conoscere le modalità più adeguate per convincere chi ne soffre ad avvicinarsi al servizio sanitario, servizio a cui il soggetto dovrà poi sottoporsi volontariamente.
In che modo si interviene?
La terapia è personalizzata, bisogna valutare approfonditamente le caratteristiche della persona da trattare. Ragion per cui i nostri servizi sono dotati di multi professionalità: psichiatri, psicologi, assistenti sociali, ecc.
La crisi economica sta contribuendo all’aumento dei casi di ludopatia?
Probabilmente, ma più che la crisi è la modalità con la quale si vive oggi giorno. In molti quiz televisivi seguiti il pomeriggio soprattutto dagli anziani, i concorrenti ripetono continuamente frasi come: “beh, una cifra del genere non mi cambia la vita, rifiuto e vado avanti”. La nostra è una società basata sul mito del potere e del denar.
In genere, quali le tipologie di gioco di cui sono dipendenti i catanesi?
I più giovani, grazie ad una maggiore informatizzazione, sono più attratti da quelli on line, le fasce più mature da lotto, 10 e lotto, gratta e vinci.
Un trattamento quanto può durare?
Dipende dalle risorse personali disponibili. Chi ne è affetto da parecchio tempo deve fare i conti con una grossa difficoltà: il disorientamento in quanto la dipendenza diventa un rituale e farne a meno genera senso di vuoto e perdita di identità.