Malore alla partita di calcetto | Muore un trentaduenne - Live Sicilia

Malore alla partita di calcetto | Muore un trentaduenne

Gaetano Russello

Gaetano Russello, durante un'amichevole tra amici, ha improvvisamente accusato un malore accasciandosi al suolo.

GELA (CALTANISSETTA)- Doveva essere una serata sportiva, come tante di quelle che abitualmente aveva trascorso in compagnia con amici. Dare due calci ad un pallone era un modo per sfogarsi e liberare le ultime energie dopo intense di giornate di lavoro. Ma per Gaetano Russello, muratore di 32 anni, quella di ieri sera è stata l’ultima partita di calcetto. Su quel campo che lo ha visto segnare tanti gol e sfidarsi con gli amici ha trovato la morte. Improvvisa, subdola, che non gli ha lasciato scampo. Probabilmente un infarto al miocardio e l’uomo si è accasciato a terra senza dare più segni di vita, sotto gli occhi increduli dei compagni di squadra che gli hanno prestato i primi soccorsi. Tutto inutile. Per più di mezz’ora ci hanno provato i medici del Vittorio Emanuele di Gela a rianimarlo. Ma quando l’ambulanza è giunta in contrada Margi nel campetto alle spalle del distaccamento dei Vigili del Fuoco, Russello non respirava più.

Inutile la rianimazione che i sanitari hanno applicato per più di mezz’ora. La notizia ha subito fatto il giro dei social network suscitando sgomento ed incredulità tra quanti conoscevano il giovane Russello. “La serata di ieri non la dimenticherò più – racconta sotto shock Guglielmo che era in campo con Gaetano quando ha accusato il malore -. L’abbiamo visto morire increduli, attoniti. Stavamo disputando la partita, l’avevamo quasi finita. Tutto è successo in pochi secondi, il malore, poi si è accasciato a terra”. La salma non è stata ancora restituita ai familiari ed in via Danimarca nel quartiere di Caposoprano è un continuo viavai di amici e parenti che ancora increduli per quanto accaduto non si danno pace per questa morte improvvisa.

Gaetano Russello aveva due sorelle sposate ed un fratello Nuccio, più piccolo di lui. I vicini di casa lo ricordano come “Onesto lavoratore, educato. Una persona perbene – dice Emanuele, suo vicino di casa -. C’era un rapporto di buon vicinato, tutte le mattine ci salutavamo perché uscivamo insieme da casa. Lui andava a lavorare e rientrava il tardo pomeriggio, tornava solo alla pausa pranzo”.


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