CATANIA – L’urbanizzazione selvaggia, in città e in provincia, tra le principali colpevoli del disastro che si ripete a ogni ondata di maltempo. Ma c’è chi punta il dito sullo stato delle condotte esistenti.
L’analisi delle cause
Caditoie ostruite, cementificazione eccessiva, fognature insufficienti, personale ridotto all’osso per effettuare le manutenzioni. Continuano a fare discutere gli allagamenti registrati nei giorni scorsi nel centro storico di Catania, finiti sotto i riflettori nazionali per il salvataggio da parte di una donna, di un centauro trascinato dalla furia dell’acqua nella centralissima via Etnea.
Una ricerca di responsabilità e cause scattata sin da subito. Eppure, non è certo la prima volta – e sicuramente non sarà l’ultima – che temporali o acquazzoni, in pochi minuti, trasformano strade e piazze in torrenti impetuosi, complici le pendenze che contribuiscono a far arrivare nelle zone centrali enormi quantitativi di acqua.
Il sindaco
È quanto ammette lo stesso primo cittadino, Enrico Trantino che, come di consueto, affida a Facebook le proprie riflessioni, in riferimento soprattutto alle accuse lanciate da consiglieri e cittadini, di mancata pulizia di tombini e caditoie.
“Sicuramente i “tombini” otturati sono all’origine di alcuni fenomeni di allagamento in qualche quartiere della città, ma in dimensione ben più contenuta di quel che abbiamo osservato al centro – sostiene Trantino, che evidenzia gli sforzi effettuati dall’amministrazione per liberare le caditoie nonostante l’assenza di personale”.
Due sole le squadre a disposizione, “con tre operai per tutta la città, a causa di insufficienti risorse finanziarie da destinare a quelle manutenzioni, e non potremo migliorare neanche nel prossimo futuro”, continua.
Il sistema fognario
Nemmeno questa, però, sarebbe la vera causa degli allagamenti della città: la colpa, secondo Trantino, sarebbe da addebitare all’inadeguatezza del sistema fognario e di canalizzazione delle acque, anche quelle bianche, e nell’”eccessiva cementificazione a Nord”.
“Così come segnalato dal professore Giuseppe Cirelli della nostra Università – prosegue infatti il sindaco – “le fognature a Catania sono sottodimensionate. La città è cresciuta a macchia d’olio, e di pari passo non sono state realizzate le fognature per raccogliere le acque nere e le acque bianche (pioggia)”. Che, incanalate nelle uniche condotte esistenti, porterebbero enormi quantitativi di acqua proprio nella zona di via Etnea.
“Gli allagamenti che si verificano su Catania – aggiunge ancora il sindaco – non sono prodotti solo dalle acque di pioggia che cadono sul centro urbano. Provengono anche in misura significativa da tutti i comuni della cinta urbana dove in questi anni la cementificazione ha comportato un’impermeabilizzazione del suolo ed un aumento dei deflussi verso la città, visto che questi comuni sono per la maggior parte privi di fognature.
Abbiamo costruito senza pensare a quel che sarebbe potuto accadere. Quel che prima era terra in grado di assorbire acqua, è diventato cemento impermeabilizzante”.
Cementificazione
Un’analisi, quella del primo cittadino, a cui molti rispondono evidenziando che l’uso del cemento non sia certo un tabù neanche a Catania, e che si continua a costruire su terreni liberi anche in città. “Se al momento non è possibile eliminare la causa occorre almeno contenere gli effetti – sostiene Marisa Falcone, nella squadra di Maurizio Caserta nella campagna elettorale che ha portato il professore universitario in consiglio comunale – basta cementificazioni, per esempio”.
Posizione assunta anche dal consigliere comunale pentastellato e capogruppo del Misto a Palazzo degli elefanti Graziano Bonaccorsi. “Se non dobbiamo consumare più suolo – dice – se gli effetti del cemento sono questi, non si spiega come vengano date continuamente autorizzazioni a costruire, come nel caso del supermercato che dovrebbe nascere il via Palazzotto in barba alle prescrizioni del Prg e comunque in un terreno libero situato a monte della via Etnea – evidenzia. Poi non ci lamentiamo”.
La riflessione di Bonaccorsi è condivisa anche da altri, che rispondono al post del primo cittadino non lesinando critiche. Tra questi e i tanti altri a difesa dell’operato del sindaco, spicca quello di Franco Politano, uno speleologo urbano, come lo stesso si definisce. Politano si rivolge al sindaco.
“Se Lei si ricorda in questi anni prima da Assessore e adesso da Sindaco mi ha interpellato sul questo annoso problema non perché io sia un tecnico ma perché sono uno speleologo urbano che conosce il sottosuolo cittadino”, scrive.
“Canale di cintura”
Prima di indicare una delle concause degli allagamenti: le ostruzioni nel “Canale di cintura” lungo la Circonvallazione, interrotto pare anche dai lavori del nodo Giorni dopo l’abbattimento del ponte, e dalla mancata manutenzione dei condotti sotto piazza Duomo. “Sono ostruiti a “tappo” da spazzatura e cenere vulcanica” – afferma.
Non solo: c’è chi evidenzia anche le scelte in ordine alle autorizzazioni sul costruito, come nel caso recentissimo di quella data dagli uffici dell’Urbanistica a per edificare una nuova palazzina al posto di una villetta inizio secolo con parco annesso. Dal quale, a quanto pare, alcune piante sono già sparite.
“Se ci saranno danni a persone o cose a causa delle piogge torrenziali la responsabilità è direttamente di chi concede permessi a costruire aggiungendo cemento su cemento in un territorio che ha una delle più alte percentuali di consumo del suolo di tutta la nazione – scrive Legambiente Catania.
Questa è una villa (fra l’altro di indubbio pregio architettonico) che si trova a Cibali; ed esattamente in una intersezione di strade in discesa dove le acque meteoriche si incanalano per finire poi nella vicina piazza Santa Maria di Gesù. Adiacente alla villa un giardino attualmente fa il suo lavoro di assorbire acqua.
Ma fra poco questo palazzetto verrà abbattuto per dare posto ad un palazzone alto a più piani. E nel giardino – conclude l’associazione – le palme sono già state abbattute”.
La ciclabile a Catania Sud
Capitolo a parte, poi, merita la pista ciclabile rialzata che costeggia il porto. L’opera, mal digerita sin da subito, è accusata di aver peggiorato dal punto di vista idrogeologico, la già delicata situazione di via Tempio. Le accuse all’amministrazione non le rivolge solo l’opposizione, Graziano Bonaccorsi ancora una volta, ma anche la maggioranza.
In particolare, il consigliere di FdI Andrea Barresi che il 17 ottobre, ben prima del maltempo, diceva in aula: “Per quanto riguarda il discorso dell’acqua, speriamo non succedano mai allagamenti – diceva. Non sono un tecnico, ma già è successo con un po’ di pioggia che l’acqua si alzasse e le auto restassero impantanate. Occorre capire cosa si può fare per fare defluire quell’acqua: se non si trovano soluzioni, lì dovremo chiamare i pompieri”.
Nessun intervento dei Vigili del fuoco è stato necessario, fortunatamente, ma la via si è allagata e anche parecchio. I lavori in zona sarebbero già previsti. A dirlo è lo stesso sindaco in conclusione al post. “Laddove possiamo intervenire per risolvere in tempi più brevi, come in via Domenico Tempio in cui dovremmo attenuare gli allagamenti (che non c’entrano nulla con la pista ciclabile) – assicura Trantino – lo faremo”.