MISTERBIANCO (CATANIA). La moglie lo aveva perdonato. Si era convinta che lui potesse cambiare e per questo, ma anche per mantenere unita la famiglia, aveva deciso di dargli una seconda possibilità. Ma lui avrebbe ripreso a maltrattarla schiaffeggiandola, tentando di strangolarla e sfogando la sua ira anche nei confronti dei tre figli, offendendoli e minacciandoli di morte.
In un’occasione, avrebbe puntato anche un coltello da cucina verso la moglie dicendole, minacciosamente: “Ti stacco la testa, ti faccio scoppiare il cuore”. Poi avrebbe tentato dicolpirla in testa con un fucile, dicendo: “Sono il tuo padrone”.
A quel punto lei, terrorizzata, sarebbe fuggita dalla città assieme ai figli interrompendo la convivenza. Ma il marito, non accettando la volontà della moglie di separarsi, l’avrebbe tormentata anche per telefono. Le avrebbe scritto: “Non ti do pace e non ne avrai mai”.
Il resto è storia recente: la vittima ha presentato una nuova denuncia. Ha riferito nel dettaglio tutto ciò che lui ha fatto e lo ha accusato di maltrattamenti. Ora anche nei confronti dei figli. Per questo la Procura di Catania ne ha chiesto l’arresto. l’indagine è stata svolta dai militari della Stazione di Misterbianco e di Brescia.
Il quarantottenne è indagato per maltrattamenti in famiglia ed è stato associato al carcere catanese di Piazza Lanza. Le indagini sono state coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere. Hanno messo in luce condotte “abituali e reiterate” nel corso degli anni nei confronti della moglie e dei figli, due dei quali minorenni.
Ovviamente ancora l’indagato non ha potuto difendersi: si attende l’interrogatorio di garanzia. Intanto però va ricordato che l’uomo era già stato denunciato dalla moglie per maltrattamenti. E già condannato alla pena di 1 anno e 10 mesi di reclusione. Poi però aveva chiesto scusa e lei aveva provato a riaccoglierlo in casa, dove viveva con i loro 3 figli.
Il Gip, viste le reiterate condotte aggressive, dettate anche dall’abuso di alcolici e sostanze stupefacenti, ha stabilito, dunque, che l’indagato fosse tradotto in carcere. Questo anche sulla base della reiterazione dei maltrattamenti.