PALERMO – “Vittorio Mangano andò a Milano a febbraio o marzo del 1994 e quando tornò mi disse che se ‘saliva’ (se fosse stato eletto, ndr) Berlusconi avremmo avuto agevolazioni come l’abolizione del 41 bis, dissequestri e altro. Non so se in quell’occasione Mangano parlò con Berlusconi o con qualcun altro, in ogni caso cominciammo a lavorare per fare votare Berlusconi alle elezioni politiche del 1994”. Lo ha detto il collaboratore di giustizia Francesco La Marca, che apparteneva al mandamento di Porta Nuova, deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia, in corso nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. La Marca ha parlato dei rapporti tra Vittorio Mangano, “lo stalliere di Arcore”, e l’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a lui riferiti dal mafioso Gianni Lipari. “Di Vittorio Mangano – ha aggiunto – me ne aveva parlato Gianni Lipari nel 1979 o nel 1980. Mi disse che era amico di Stefano Bontade e degli Inzerillo. Lo vedi questo scecco (asino, ndr), mi disse Gianni Lipari parlando di Vittorio Mangano, poteva diventare ricco e invece si è inguaiato con la droga. Mi disse che Mangano doveva proteggere i figli di Silvio Berlusconi. Stava nella villa per fare capire che Berlusconi era protetto dagli ‘amici'”.
La deposizione dell'ex uomo del mandamento di Porta Nuova. (Nella foto Vittorio Mangano)
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