Saremo tutti grillini. Indosseremo il burka dell’onestah. Ci saluteremo, ogni mattina, con un sonante ‘Vaffanculo’ e venereremo la Beata Virginia Raggi che a Roma – sentina di vizi e di perversioni – impiantò la legalità, dimenticandosi, purtroppo, di cacciare via i topi.
Saremo tutti grillini, anche in Sicilia. Nessun ostacolo si frapporrà alla conquista. Pietro Grasso non ha dato ascolto ai lamenti dei pidini di quaggiù e non si candiderà nella disfida presidenziale di Palazzo d’Orleans. Loro – i suddetti pidini – l’avevano pensata bella: come far dimenticare la sciagurata stagione del Crocettismo? Ecco l’idea, sfolgorante: candidiamo il presidente del Senato, figura immacolata da agitare come il turibolo dell’incenso in un clima pestilenziale. Ma il protettore tanto sospirato ha declinato l’invito. E già, all’orizzonte, si intravvedono le invincibili orde Cancellerate, pronte a irrompere. Al pentastellato di turno basterà pubblicare sul suo profilo facebook, quotidianamente, una foto in posa di tale Saro Crocetta da Gela (chi era costui?). E la campagna elettorale sarà vinta in partenza.
Saremo tutti siciliani e grillini. Vivremo, a settimane alterne, secondo prescrizione, il nostro minuto d’odio. Né mancheranno le immagini da proiettare sul pc di chicchessia per attizzare la rabbia: una cartolina di Saruzzo da Filicudi, la barba pensosa e indecisa di Fausto Raciti, l’abecedario antimafia di Beppe Lumia, la pagella delle elementari di Antonello Cracolici, selfie di gabinetti, gabinettisti e primedonne in carriera. Impareremo a memoria lo slogan: “Cinque Stelle buono, il resto cattivo” e lo ripeteremo nelle lunghe adunate spontanee al Foro Italico, lì dove sarà eternamente commemorata la danza della Beata Virginia. Bello, bello, bellissimo. Il congiuntivo di Giggino Di Maio diverrà canone sintattico di riferimento, nelle scuole da Palermo a Capo Passero.
Saremo tutti grillini e ancora siciliani, nonostante tutto. Beppe Grillo, per la seconda volta, solcherà lo Stretto a cavallo di una scia chimica. Nella giornata del giubilo elettorale, i peccati saranno rimessi. Non saranno previste assoluzioni né misericordia solo per chi sulla sua inadeguatezza avrà messo la firma. Ma, per gli altri, le porte dell’Isola rivoluzionaria, assurta ad anticipo di Paradiso, in attesa della conquista di un’intera Nazione, saranno aperte.
Assisteremo allo spettacolo di una processione sterminata in cerca del perdono. Cuffaristi di secondo piano. Lombardiani di primo pelo. Crocettiani pentiti. Faraoniani di complemento. Nobildonne che attraversarono indenni le asperità dell‘ancien régime. Nobiluomini in cerca di un monarca da servire. Tutti si metteranno in fila per baciare la pantofola del potere movimentista assiso sul trono. Umili e balbettanti giureranno e spergiureranno di essere stati grillini da sempre, da quando il grillismo nemmeno esisteva. E nasconderanno nel taschino la foto con dedica di Totò Cuffaro.
I residui paramenti del tragico Crocettismo precipiteranno, pezzo per pezzo, nella naftalina di un corrucciato oblio. Il supermondo del Professore Zichichi, gli estasiati sguardi assessoriali di Franco Battiato, il cognome Borsellino, utilizzato per interposta figlia, pur di coprire il lezzo d’un pozzo nero con l’aroma di un profumo perbene. Perfino ‘Pistorio’ sarà una parola che nessuno ricorderà più, nell’avvento Supremo del sistema solare a 5 Stelle.
E i topi da Roma non furono cacciati, ma i topi, a Palermo e dintorni, saremo noi. Quelli di noi, almeno, che si lasceranno rapire dallo zufoletto del cambiamento e dei codici moralisti che soppianteranno il grigiore dei codici penali, ovviamente distinguendo tra amici e nemici: per i primi, l’onestah si interpreta. Seguiremo il pifferaio col suo richiamo, mentre la Sicilia finirà di sprofondare nell’irrilevanza, nella suggestione di un ‘Vaffanculo’ che non riempirà nemmeno uno stomaco vuoto.
Infine, per quanto adesso sembri una bestemmia, ci verrà insopportabilmente da pensare che quel mattacchione di Saro non era la poi catastrofe definitiva prescritta nel calendario di una storia sciagurata. Ci sarà un cataclisma, nuovo, lucidato e scintillante, da narrare. Gli ultimi passi su una trazzera che non conduce in nessun posto.