Marcia della pace, l'imam di Catania: "Fermare i massacri, da Gaza a Kiev"

Marcia della pace, l’imam di Catania: “Fermare i massacri, da Gaza a Kiev”

Kheit Abdelhafid ribadisce le ragioni della fratellanza universale

CATANIA – Il dialogo come medicina per contrastare la malattia della guerra e la tentazione della prevaricazione politica. La fotografia che vede l’imam della Moschea della Misericordia di Catania al fianco dell’arcivescovo Luigi Renna guidare assieme la Marcia della pace che ieri ha attraversato la via Etnea può diventare simbolo di uno sforzo possibile. “Un cammino di speranza, un cammino comune: non da soli, ma insieme, non in silenzio ma in dialogo tra gente diversa disposta all’incontro per costruire la pace nei paesi ancora drammaticamente colpiti dalla guerra, una pace non solo proclamata ma vissuta, un cantiere aperto a tutti”, ha detto Abdelhafid Kheit parlando con l’AdnKronos a margine della marcia.

Guida religiosa che da anni collabora con le istituzioni cittadine, in particolare con la Comunità di Sant’Egidio, per sostenere gli strati più deboli della popolazione, a partire dai migranti, l’imam di Catania non è nuovo a iniziative di pace. Un profilo a cui non intende affatto rinunciare, anzi. Soprattutto da quando è vice presidente della Ucoii (Unione delle comunità islamiche d’Italia): “Oggi – ha detto – la comunità internazionale è chiamata di ritrovare con forza le vie diplomatiche per risolvere i conflitti e fermare il massacro feroce dei bambini, donne, anziani a Gaza, in Ucraina e in altre parte dove la violenza e il disprezzo delle vite umane è diventata una regola”. 

Puntare sulla fratellanza umana perché fondata sulla comune figliolanza divina: Abdelhafid Kheit è convinto che non bisogna rinunciare a quanto costruito finora. Proprio ora che le tensioni globali rischiano di trascinare con sé anche le religioni in conflitti destinati a lacerare ulteriormente la popolazione mondiale.

È urgente dunque ribadire insieme – dice ancora – i valori universali che tracciano il cammino di questa fratellanza umana. A partire da questa reciprocità, pur nella diversità di esperienze – conclude – possiamo costruire insieme la pace, garantire la giustizia, superare gli eventi più dolorosi come i conflitti che, in ogni parte del mondo, mietono vittime innocenti e diffondono incertezza”. 


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