CATANIA – La stilista per eccellenza dei catanesi, Marella Ferrera, ripercorre gli ultimi anni alle falde dell’Etna. Dall’esperienza nella giunta Stancanelli, ai punti di forza e di debolezza di questa città, e su Franco Battiato vi dico che…
Cosa le ha lasciato l’esperienza di assessore alla Cultura del comune di Catania?
Tanti graffi, ma la rifarei perché fa parte di quelle scelte che intraprendi perché senti di farle. Non avendo appartenenza politica mi sono sentita coinvolta in questo progetto tecnico che, nonostante sia stato straordinario, credo mi abbia privato di un pò di speranza. Catania vista da dietro le quinte è molto diversa da come la osservavo. Questa nuova ottica mi ha offerto la vera dimensione, svelandomi i veri bisogni della gente. Io ho cominciato con un bilancio di appena 3 mila euro, eppure in 10 mesi ci siamo attivati per compiere tantissime opere perché, come dice Franco Battiato, i fondi non sono fondamentali, occorre soprattutto energia. Il problema però è che questa filosofia non è sempre la regola: la cultura viene spesso considerata una cenerentola.
Perché, quindi, ha abbandonato quest’esperienza?
Prima di tutto perché in 10 mesi ha assorbito completamente la mia vita, soprattutto quella professionale. A me piace fare le cose fino in fondo ed essendo a capo di un’azienda un incarico del genere diventa un lusso che non puoi permetterti. Ciò nonostante ho donato un altro anno di consulenza, a titolo gratuito, occupandomi ad esempio del Castello Ursino e assistendo alla sua simbolica riapertura che, da catanese, mi ha inorgoglito particolarmente.
Quali i punti di forza e di debolezza di Catania?
La vivacità culturale, non si ha idea dell’energia presente in questa città. Il punto di debolezza il non ascolto, in quanto quell’energia spesso non confluisce nella direzione giusta, prende mille rivoli e rende Catania schizzofrenica. Se solo potessimo convogliare tutte queste forze in unico sistema non ci fermerebbe più nessuno.
Se Stancanelli dovesse ricandidarsi, lei lo appoggerebbe?
Per me non è mai stato un problema di bandiere o colori politici. Se dovesse rappresentare un’esigenza per la città, come tecnico, ci sarò così come ci sono stata precendentemente.
A Franco Battiato cosa augura?
Di non abbandonare mai la dimensione del sogno, quella che io ho inevitabilmente perso. Nella visione di un artista campeggia sempre la bellezza dei sentimenti e delle azioni. E quei graffi a cui facevo riferimento prima sono il frutto di una mia dolorosa scoperta: spesso il mondo gira anche diversamente da come pensavi. Mi auguro che lui non cambi perché è una persona che potrà offrire tanto alla Sicilia. Rappresenta un uomo di riferimento per noi artisti. Il nostro padre spirituale dotato del raro dono dell’ascolto. Quando insieme a Mariella Lo Giudice ci riunivamo a casa sua ci donava sempre preziose pillole di saggezza.
Il Natale per Marella Ferrera è all’insegna dell’arte, della moda e soprattutto della solidarietà.
È fondamentale la condivisione. Quest’anno abbiamo sposato il progetto a favore dei piccoli assistiti della comunità di Sant’Egidio, che ha permesso di offrire loro alimenti, giocattoli e indumenti. Il 19 dicembre è prevista una cena per i 150 bambini della “Scuola della Pace”, con un’idea molto precisa: far sì che questo impegno continui al di là della ricorrenza, 365 giorni all’anno.
Fra le iniziative a cui ha deciso di dare il suo contributo, quest’anno, anche “Bags for Africa”. Un progetto umanitario a favore del Senegal e della Sierra Leone. Cosa lasciano esperienze del genere a Marella?
“Si tratta di piccoli gesti quotidiani che ti danno la gioia di aver pensato soprattutto a qualcuno. Piccole gocce in un oceano che se ognuno di noi con le proprie potenzialità provasse ad alimentare, probabilmente non esisterebbero più tutti quei bambini che, ancora oggi, muoiono di fame. Questo pensiero, quotidianamente, mi rattrista. L’idea di avere degli animali, prendersi cura di loro, e sapere che la carne che compri al tuo cane potrebbe forse salvare la vita di un bambino: ritengo che sia veramente questa la svolta di cui ha bisogno il mondo.